Reel Rock 15: la Première Italiana! - Up-Climbing

Reel Rock 15: la Première Italiana!

È partita ieri la première italiana di Reel Rock 15, in programma da lunedì 22 a mercoledì 24 marzo su Itaca on Demand! 

 

Anche quest’anno, come in tanti attendevano, è arrivato l’appuntamento con Reel Rock! Non nei cinema, che purtroppo sappiamo essere chiusi per l’attuale situazione, ma in streaming su Itaca on Demand

Personalmente ero molto curioso di vedere i quattro film che compongono questa edizione 2021, perché dal trailer si intuiva che ciascuno di essi proponeva un qualcosa di particolare, una visione dell’arrampicata che si va ampliando ma che allo stesso tempo vuole mantenere salde quelle radici che ne hanno caratterizzato l’anima. D’altronde i ragazzi che guidano le case di produzione implicate, la Sender Films e la Big Up Productions il mondo verticale lo conoscono bene, dopo quasi trent’anni di attività!

L’apertura della rassegna è assegnata ad un Alex Honnold in veste di presentatore, ovviamente in un modo tutto suo. Collegato dal suo van, disperso in un’area desertica della California (ovviamente vicino a una falesia) e con l’ironia e atteggiamento un po’ naif che ormai ben conosciamo, Honnold introduce i diversi episodi e, dopo ciascuno di essi, ne intervista i protagonisti. Sono fasi ben condotte, spontanee e non forzate, che ci accompagnano piacevolmente nella visione.

Ma entriamo nel vivo, con il primo film, Black Ice, che tocca senza retorica e nell’atmosfera giocosa dell’arrampicata, un tema che (successivamente alle riprese del film) ha mostrato al mondo tutta la sua serietà negli Stati Uniti. Memphis, Tennessee: una città in cui, oltre al Blues e il Soul, è sempre stata presente una delle comunità nere più povere e in difficoltà degli States, con le problematiche sociali che queste situazioni comportano. Proprio qui, però, è arrivata anche l’arrampicata e nella palestra Memphis Rox nasce un centro che offre a tutti, qualunque siano le loro possibilità, un luogo per sfuggire alla strada, alla delinquenza e alla disperazione, trovando nell’arrampicata un modo per conoscere le proprie potenzialità. È qui che l’alpinista e ghiacciatore Conrad Anker giunge, con una proposta originale: portare alcuni dei ragazzi che animano il Memphis Rox nel Montana, per mettersi in gioco a 20° sotto zero ad arrampicare su ghiaccio, dormendo nelle tende circondati da metri neve e in mezzo a montagne che nel Tennessee sono un miraggio. Un bel viaggio fuori dalla comfort zone in cui i protagonisti avranno la possibilità di mettersi alla prova, e scoprire quanto ancora l’arrampicata ha loro da offrire…

Il secondo film, Action Directe, ci porta a rivedere quella che è una delle salite femminili più dure e rilevanti della storia. Una via leggendaria, simbolo stesso dell’arrampicata moderna, che, per la sua tipologia e violenza, in molti non ritenevano salibile da una donna. Protagonista di questo grande viaggio è Melissa Le Nevé, climber francese che è ben nota anche per i suoi risultati in Coppa del mondo. Però questo film non è semplicemente il racconto di una grandissima e rivoluzionaria impresa sportiva ma è ancora prima il racconto del viaggio personale di Melissa, durato ben sei anni. Un viaggio in cui si è trovata anche di fronte a una scelta drastica: doversi dedicare esclusivamente alle competizioni o inseguire il suo sogno, prendendosi la responsabilità di tutto ciò che questo poteva comportare per la sua carriera e per il suo futuro. Chiaramente l’esito è evidente…

Da qui arriviamo al terzo film, First Ascent/Last Ascent, che vede protagoniste ancora due ragazze, le britanniche maestre del trad Hazel Findlay e Maddie Cope, alla ricerca di prime salite nella selvaggia e suggestiva Mongolia. Un viaggio dai tratti spensierati e spesso rocambolesco, con anche qualche incidente di percorso con gli abitanti del luogo. Tuttavia, con i loro sorrisi le due ragazze superano tutte le difficoltà e riescono infine a trovare pane per i loro denti liberando alcune dure linee trad. Ma anche qui, al di là del viaggio al di là degli exploit arrampicatori, a fare da sfondo e il tema di una profonda amicizia, nel sostegno reciproco e nella spinta a migliorarsi che Hazel e Maddie evocano l’una nei confronti dell’altra.

E arriviamo infine all’ultimo film, Deep Roots, che ci porta nella mitica Yosemite Valley, culla spirituale dell’arrampicata moderna. Siamo in compagnia di Lonnie Kauk, figlio del leggendario Ron.  Lonnie vuole ripercorrere le orme del padre e dopo aver ripetuto tutte le sue linee più celebri gli resta solo la storica Magic Line. Un’incredibile fessura a fianco di una cascata che rappresenta la punta di diamante della carriera eccezionale di Ron e che, a 20 anni dalla prima salita ancora non è stata ripetuta. Anche in questo caso, il film non vuole raccontare solo di una notevole salita, ma è il resoconto emozionante di un viaggio personale alla ricerca delle proprie origini. Per Lonnie le origini hanno una duplice veste: da un lato è il suo essere, da parte di madre, parte di quei luoghi come nativo americano degli Ahwahneechee, i primi abitanti della valle; dall’altro è la riscoperta di un rapporto con il padre, proprio attraverso quelle linee con cui può conoscerlo meglio, per stabilire quella connessione profonda che da bambino non aveva potuto avere.

Devo dire che specialmente quest’ultimo film è quello che mi ha coinvolto e toccato maggiormente, ma al termine della visione, rielaborando quanto visto, in realtà si intravede un filo conduttore che lega tutti e quattro gli episodi. Ciò che rimane è l’evidenza di come l’arrampicata sia evoluta e si sia integrata nel mondo con un ruolo sempre maggiore, ma come nel farlo possa essere possibile salvaguardare quel lato profondo, umano, emotivo, introspettivo e intimo che è sempre stato alla base di tutte le vicende che ora sono leggenda.

Ora l’arrampicata è una disciplina che non ha più frontiere, come rappresentato dal primo film, che ci porta al cuore di una problematica sociale molto ampia e seria, in cui l’arrampicata ha saputo dare un contributo positivo. Per passare al simbolico Action Directe che diventa un viaggio per scoprire quella dimensione personale che ancora, attraverso la vicenda di Melissa, ha la predominanza rispetto alla trasformazione dell’arrampicata in un semplice sport finalizzato ad una medaglia. Per esplorare l’intimità di una sincera amicizia nell’esplorazione di luoghi remoti e imprevedibili e arrivare infine ad un viaggio interiore in cui, attraverso l’arrampicata, ritrovare la propria appartenenza e dei legami personali con chi e cosa ci circonda.   

Non serve dire nient’altro: avete ancora oggi e domani, e sicuramente vale la pena di prendersi due orette tutta d’un fiato per seguire le storie raccontate in Reel Rock 15!

Albertaccia

Condividi: