L'Anima del Lupo, Cima Tosa
Relazione di una nuova via sulle Dolomiti di Brenta
19 marzo 2019Roberto Parolari e Claudio Migliorini pubblicano la relazione di un’altra difficile, esposta via invernale tracciata durante l’ultima stagione sulla Cima Tosa (Dolomiti di Brenta): L'Anima del Lupo.
Il nuovo tracciato si svolge su una delle pareti di Cima Tosa che sovrastano il classico Canalone Neri. «La parete è verticale e si alternano tratti su neve trasformata a cui rilanciare a tratti di neve inconsistente che ostacola la possibilità di protezione. Quelle poche piazzate sono molto aleatorie, bisognerebbe fermarsi a ripulire tutta la neve che ricopre la roccia…» commenta Claudio Migliorini. «Siamo saliti arrampicando sempre in libera e utilizzando protezioni veloci, clessidre, viti e chiodi nelle soste laddove era impossibile fare diversamente: mi piace questo stile, è quello che preferisco e più mi si addice».
Quella dell’apertura è stata a tutti gli effetti una “grossa giornata” per i due alpinisti, che hanno concluso la salita alla luce delle pile frontali tornando all’auto alle 5 del mattino, dopo 26 ore non-stop.
«L'approccio a questa salita da parte nostra è stato puro, diretto e senza compromessi» racconta Roberto Parolari. «Niente fix o passi in artificiale, non è stato pianificato, per noi era normale salirla in questo modo. Quando abbiamo deciso il materiale da portarci al seguito, oltre a un buon assortimento di friends e nuts, ognuno di noi aveva con sé una buona e abbondante scelta di chiodi da roccia da usare per le soste di salita e di discesa; non è stato facile farlo: abbiamo dovuto lavorare di ingegno martellando nuts, aguzzando la vista per trovare clessidre, collegare spuntoni a chiodi».
Sulla parte bassa della via fino alla cengia ci si protegge esclusivamente su roccia. Nella parte superiore, durante la prima salita, le protezioni su ghiaccio erano molto aleatorie, specialmente su L8. Durante le ripetizioni, in condizioni più secche, è stato possibile proteggersi maggiormente su roccia.
Accesso: da Madonna di Campiglio prendere la strada che conduce a Vallesinella, seguire il sentiero n° 317 per il Rifugio Casinei e quindi il n° 318 per il Rifugio Brentei fino al suo bivacco invernale (3,30 h, variabile in funzione all'innevamento). Dal bivacco seguire il sentiero estivo in direzione della Bocca di Brenta, oltrepassare la chiesetta e, quando il sentiero estivo comincia ad attraversare i ripidi pendii, abbassarsi in diagonale a dx nel vallone sottostante e dirigersi all’attacco del Canalone Neri. Risalirlo per circa 300 m, superare la prima strettoia e traversare a sx fin sotto la verticale di un grande diedro (2-2,30 h in condizioni invernali).
Accesso alternativo: da S. Antonio di Mavignola salire in auto fino alla casa per ferie Pra’ de la Casa. A piedi risalire la Val Brenta Bassa fino alla Baita di Brenta Alta (1,45 h), attraversare tutta la piana, risalire il ripido pendio-canale sottostante il Rifugio Brentei e puntare al Canalone Neri. Risalirlo fino all'attacco della via (3,30-4 h).
Relazione:
L11: Salire verso dx su pendio aperto. 40°-45°,60 m.
Discesa: in doppia. S11, prima doppia, da attrezzare. Calarsi lungo la via e, arrivati a livello di S8, spostarsi 5 m a sx fino a reperire una sosta con due chiodi con cordino e moschettone. Da qui calarsi a S7, quindi a S6. Da S6 fare una doppia lunga in traverso a sx, oltrepassando il pendio a metà via, fino a un cordino doppiato in una clessidra con moschettone a sx su roccia. Dal cordino con una breve doppia scendere alla grossa clessidra con moschettone sottostante, poi con una doppia lunga (quasi fino a fine corda) raggiungere una cengetta e da lì spostarsi a sx 5/6 m per reperire l'ancoraggio del secondo tiro. Con una doppia da 50 m in diagonale a sx raggiungere la base della via. Durante la prima ripetizione è stata fatta una discesa alternativa: dall'ancoraggio con cordino doppiato e moschettone i ripetitori sono scesi con un’altra doppia da 55 m, rinviando il moschettone nella grossa clessidra che funge da protezione poco dopo la partenza di L5 fino a un kevlar in una bella clessidra 2/3 m a sx scendendo (calata fuori via). Dalla clessidra con kevlar fare una doppia in diagonale a sx rinviando il chiodo di L2 fino alla base della via (doppia fuori via). Un’ultima doppia da 60 m su clessidra e chiodo permette di superare il ripido pendio basale rientrando nel mezzo del Canalone Neri.
Informazioni e immagini di Roberto Parolari e Claudio Migliorini.