ALLENAMENTI PATAGONICI - Up-Climbing

ALLENAMENTI PATAGONICI

Intervista con Sean Villanueva O’Driscoll

Foto archivio Sean Villanueva.

Dal 5 al 10 febbraio 2021, in sei giorni, l’arrampicatore belga compie la traversata in solitaria della catena del Fitz Roy. Partendo da sud, Sean sale le sette cime principali più altre tre minori, per un totale di dieci cime (nell’ordine: Agujade l’S, Saint-Exupéry, Rafael Juàrez, Poincenot, Kakit, Fitz Roy, Val Biois, Memroz, Cumbre Sur e Guillaumet). (…)

Dalla sua impresa è nato un cortometraggio intitolato The Moonwalk Traverse, in cui Sean, oltre alla traversata, racconta come ogni giorno si allenava duramente in completa solitudine. Mentre arrampicatori più o meno famosi si ingegnavano per inventarsi allenamenti da svolgere in casa, lui andava a correre sfidando il vento patagonico, nuotava in fiumi gelati cantando a squarciagola vecchie canzoni irlandesi, faceva trazioni mentre fuori pioveva a catinelle e si dava al boulder estremo su massi ricoperti di muschio. (…)

Abbiamo chiesto a Sean di raccontarci il suo punto di vista sull’allenamento proprio in merito all’esperienza in Patagonia.

Qual è, secondo te, il senso e l’importanza dell’allenamento?

L’allenamento è l’affinamento della mente e del corpo. È un modo di imparare. Un modo di crescere. Non di dimensioni, ma come esseri umani. È una preparazione. Io amo allenarmi. Mi dà un senso di scopo. Tuttavia, non è davvero così importante, è semplicemente un divertimento, è bello ed è un buon modo per superare sé stessi. Esiste il rischio che, non appena si etichetta qualcosa come “allenamento”, gli si conferisce serietà e struttura, perdendo quella parte di spontaneità, creatività e intuizione che sono così importanti in arrampicata e nella vita. Nelle gare di arrampicata di Coppa del Mondo per esempio, il vincitore non è necessariamente colui che è capace di eseguire il maggior numero di trazioni mono-braccio o di rimanere sospeso sulle prese più piccole. È colui che è forte, ma anche dotato di adattabilità, senso del gioco, creatività e intuizione per decifrare la sequenza dei passaggi. Ti stai solo limitando se quando vai in palestra di arrampicata la vivi ogni volta come un “allenamento”. Alcuni aspetti possono essere sviluppati solo quando si svolge un’attività per l’attività in sé stessa. “Giocare” può essere un ottimo modo per imparare e crescere, e permette di sviluppare maggiormente spontaneità, creatività e intuizione. Penso che sicuramente l’allenamento abbia un suo ruolo, ma bisogna trovare un equilibrio e forse vale la pena riflettere su ciò che definiamo “allenamento”.

Foto archivio di Sean Villanueva.

Nelle circostanze eccezionali del 2020, in cui eri lontano da casa in un ambiente selvaggio, hai adattato l’allenamento alle diverse condizioni atmosferiche e ambientali in cui ti trovavi. Come hai scelto e impostato queste attività?

Unicamente a sensazione. Mi svegliavo spesso la mattina cercando di ascoltare il mio corpo e il mio spirito. Non sostengo certo che questo sia il modo più efficiente. È semplicemente il mio modo. La mia routine mattutina consisteva in meditare, nuotare nel fiume, fare jogging per scaldarmi e fare un po’ di yoga. Poi, a volte, facevo un allenamento per la forza, che poteva essere con il trave (costruito con materiali di recupero), TRX/anelli (ricavati da una vecchia corda di arrampicata e alcuni tubi per il bagno), sbarra (che in realtà era il mio flauto), oppure un po’ di flessioni e inversioni. Nel pomeriggio facevo boulder o corda sui massi e le pareti intorno alla città. I giorni in cui mi sentivo stanco facevo solo un po’ di Tai Chi, stretching e suonavo. Spesso fuori infuriava la tempesta e durante i mesi invernali la temperatura poteva scendere fino a -15º. A volte dovevo sforzarmi di uscire dalla mia roulotte e camminare fino al fiume. Ma di solito, a quel punto, le cose si sbloccavano da sole, indipendentemente dalle condizioni. Dopo aver fatto la Moonwalk, un giornalista mi ha chiesto come ho fatto a rimanere in forma senza una palestra! Per me è stato come se qualcuno mi avesse chiesto se è possibile correre la maratona senza il tapis-roulant. Ero in uno dei luoghi più selvaggi e più belli del pianeta. Il mondo stesso è una palestra. Attrezzatura e materiale non sono sicuramente importanti quanto motivazione e spirito. (…)

L’intervista completa è disponibile su Up Climbing #21 – Allenamento, che potete sfogliare in anteprima a questo link.

In copertina: Sean Villanueva in cima alla Guillaumet.

Condividi: