ETERNAL FLAME - Up-Climbing

ETERNAL FLAME

Barbara Zangerl e Jacopo Larcher raccontano la conquista di una via leggendaria

È davvero perfetto il nome che Kurt Albert, Wolfgang Güllich, Christof Stiegler e Milan Sykora scelsero per la via da loro tracciata nel 1989 lungo lo sperone sud dell’elegante Nameless Tower (Torri di Trango, Pakistan). Una linea ideale su granito rosso fuoco che esercita un’attrazione inestinguibile sui più forti climber di tutto il mondo.

Aspettando il sole qualche tiro sotto la snowledge. Foto di Austin Siadak.

La prima libera, realizzata nel 2009 da Thomas e Alexander Huber, ha aggiunto ulteriore fascino a questo itinerario già unico per estetica, contesto ambientale, difficoltà (7c+ ad altissima quota, 800 metri di dislivello, trenta tiri). Come tutte le bellezze anche Eternal Flame non si lascia conquistare facilmente: la seconda e la terza ripetizione in libera sono state possibili solo quest’anno, nell’estate 2022, a tredici anni dalla prima. I protagonisti di queste due ripetizioni storiche sono rispettivamente Edu Marin, assicurato dal padre Francisco e dal fratello Álex, e la cordata Barbara Zangerl – Jacopo Larcher. Edu Marin è rimasto in parete dal 24 giugno al 24 luglio: ben ventotto giorni, alcuni dei quali trascorsi in tenda, in attesa del ritorno del bel tempo e delle condizioni corrette per scalare. Barbara e Jacopo sono riusciti a salire senza pause significative, concludendo l’ascensione in libera a vista e la discesa in sei giorni, dal 18 al 23 luglio.

 

Eternal Flame, nella sua versione in libera, è forse la big wall d’alta quota più ambita del pianeta. Da quanto era un sogno nel cassetto anche per te e Barbara?

A dire il vero era da tempo che l’idea di provarla ci ronzava per la testa, ma non ci eravamo mai sentiti all’altezza. Nonostante avessimo già ripetuto diverse big wall impegnative, non avevamo ancora fatto una vera “spedizione” insieme e inizialmente volevamo fare qualcosa di simile, ma di più facile, per prepararci meglio. La pandemia ci ha però messo i bastoni tra le ruote e così, non appena è stato possibile ricominciare a viaggiare, abbiamo deciso di andare direttamente in Pakistan per provare. Purtroppo la scorsa estate non siamo stati molto fortunati con il meteo: di fatto abbiamo potuto solo sognare la via e osservarla dal campo base, fatta eccezione per i primi due tiri. È stata comunque un’esperienza fantastica, che ci ha fatti subito innamorare di quel paese e delle sue montagne.

La realtà è stata all’altezza delle aspettative? Quali sono i tiri più belli e in che stile si scala?

Barbara sull’ultimo tiro di 7c. Foto di Jonathan Faeth/Reel Rock.

Le ha superate di gran lunga! La qualità di ogni singolo tiro è veramente incredibile, così come lo è il granito. La via segue un sistema di fessure perfette e quindi l’arrampicata è prevalentemente d’incastro. Avere trascorso molto tempo a Yosemite ci ha indubbiamente aiutati. È veramente difficile dire quali siano i tiri più belli: sono tutti a cinque stelle!

Il clima in zona è cattivo? È anche quello un ostacolo che si aggiunge alla difficoltà tecnica e all’alta quota?

Non sempre, ma ci sono tantissimi fattori che devono allinearsi per riuscire a salire in libera la via. Le difficoltà tecniche, se comparate con quelle di altre vie nelle Alpi, non sono niente di incredibile, ma per riuscire ad arrampicare in libera a quelle quote bisogna avere veramente condizioni perfette. Se le temperature sono troppo alte molti tiri restano bagnati a causa della neve che si scioglie, mentre quando fa troppo freddo è ovviamene impossibile arrampicare in libera; inoltre bisogna avere una finestra di bel tempo consistente per permettere alla parete di asciugarsi e avere tempo sufficiente per salire la via. Insomma, ci sono veramente moltissimi fattori decisivi che devono coincidere, la maggior parte dei quali non dipendono dalle nostre capacità. (…)

 

L’intervista completa a cura di Marco Romelli è disponibile nell’Annuario 2022 di Up Climbing, che potete sfogliare in anteprima a questo link.

 

 

 

 

 

In copertina: Jacopo Larcher sul tiro chiave di Eternal Flame (7c+ a 6000 metri). Foto di Jonathan Faeth/Reel Rock.

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