26 Set Dario Rodriguez
4 milioni di pagine visitate sul web ogni mese.
4 testate dedicate all’alpinismo.
1 libreria specializzata.
Questo è "l’impero" Desnivel e punto di riferimento per gli alpinisti di lingua spagnola
Dario, ci potresti raccontare in breve il percorso della testata DESNIVEL, dai suoi inizi a oggi?
Cominciammo a pubblicare ”Desnivel” nel 1981, 25 anni fa. In quel periodo le riviste di montagna edite in Spagna erano tutte legate ai club o alle federazioni, e non esisteva nessun editore indipendente. Era un momento in cui si stavano verificando alcuni cambiamenti nel mondo della scalata – come ad esempio la nascita dell’arrampicata libera – e le nuove generazioni avevano bisogno di una pubblicazione con una visione controcorrente che informasse di tutti questi cambiamenti e dei suoi protagonisti. D’altra parte la Spagna stava vivendo un momento di intenso movimento culturale. Il dittatore Franco era scomparso da poco tempo, si respirava aria di libertà: la gente si sentiva meravigliata e mostrava molto interesse per tutte le cose nuove che stavano accadendo. A Madrid, in quel periodo, esisteva un movimento conosciuto come “La Movida”, che darà luogo ad una vita notturna e culturale interessantisima, all’interno della quale nacquero riviste alternative di ogni tipo. “Desnivel”, in qualche maniera, partecipò ad un movimento simile che in quel momento stava cambiando il mondo della montagna e della scalata del nostro paese.
Voi siete stati i primi ad affiancare alla vostra rivista su carta una rivista WEB. È stata una scelta obbligata o libera?
Ci era chiaro fin dal primo momento: come leader dell’informazione di montagna nel territorio spagnolo non potevamo ignorare internet! Se da una parte la scelta era obbligata, dall’altra il fascino che quel nuovo mezzo esercitava su di noi era molto forte, soprattutto se usato in un certo modo. Infatti ci permetteva di trasmettere le informazioni quasi in tempo reale dalla redazione ai nostri lettori, dandoci l’opportunità di un’interazione diretta con loro, cosa che la carta stampata non permette. Non dobbiamo dimenticare che la rivista su carta e quella web sono mezzi complementari, con tutti i vantaggi e gli inconvenienti del caso. La carta stampata arriva sempre in ritardo, internet è leader nell’informazione d’attualità e multimediale. Per noi, inoltre, era un punto “chiave” essere presenti su internet, visto che lo spagnolo lo parlano niente meno che 400 milioni di persone… e con la rivista stampata arriviamo a 40 milioni.
Molte testate europee hanno pagato con la crisi la velocità del web, che arriva sempre prima sulla notizia. Voi come avete affrontato il problema?
Penso siamo una delle poche riviste – forse l’unica – che ha scommesso fin dall’inizio su internet. Per certi versi siamo stati la concorrenza di noi stessi… però, era inevitabile che così fosse!
Che ritorno economico può esserci, secondo te, dal dedicare tante energie a una rivista solo web?
Per il momento si guadagna poco. La nostra rivista web è in passivo, nonostante abbiamo più di 4.000.000 di pagine visitate in un mese. Il problema è che siamo andati più veloci del nostro mercato: nei negozi del nostro paese fabbricanti e distributori non hanno scommesso molto (eccetto casi isolati) su internet. Questo è un errore molto grave; noi abbiamo una bella libreria a Madrid e il 40% delle vendite sono su internet.
Che percentuale dei vostri media dedicate all’alpinismo, all’arrampicata sportiva, all’escursionismo?
Nella rivista “Desnivel” parliamo generalmente del mondo dall’alpinismo, sci in montagna, scalata classica e sportiva nella maniera più equilibrata possibile. Di escursionismo parliamo nella nostra rivista “Grandes Espacios”, mentre del mondo dell’arrampicata sportiva nella nostra pubblicazione “Escalar”. Pubblichiamo un’altra rivista, “Outdoor”, specializzata negli sport all’aria aperta. La nostra pretesa è l’informazione specializzata, e in questo senso pensiamo che l’escursionista, allo stesso modo che l’arrampicatore sportivo o l’alpinista, abbia bisogno di riviste specializzate dedicate ai temi che lo interessano.
Negli ultimi anni la Spagna si sta imponendo come nazione leader nell’arrampicata sportiva. Le realizzazioni di Andrada, Pou, Usobiaga, Bereziartu, Fernandez e tutti gli altri hanno fatto il giro del mondo. Quali sono i motivi di questo boom dell’arrampicata spagnola?
La Spagna, e soprattutto la Catalonia, è un vero paradiso per l’arrampicata sportiva. Ci sono tante e belle zone di arrampicata e anche tantissimi arrampicatori, e queste due premesse creano molto interesse. I nomi che tu hai citato sono solamente la punta dell’iceberg, e mostrano l’altissimo livello degli scalatori spagnoli. In questo momento c’è un ambiente molto stimolante all’interno del mondo della scalata sportiva, e c’è anche un’altra realtà importante: ci sono tantissime e belle zone di scalata sparse per tutta la Spagna. Così come la Spagna è un paese con poche possibilità per gli alpinisti e gli arrampicatori sul ghiaccio, è certamente un vero paradiso per gli arrampicatori sportivi.
Avete mai fatto una stima di quanti arrampicatori vi sono in Spagna? Secondo te quelli dell’ultima generazione, cosa vorrebbero leggere su una rivista?
È molto difficile, quasi impossibile da calcolare, ma nella “Federación Española de Montaña” ci sono 70.000 tesserati, cifra che comprende escursionisti, alpinisti, sciatori, arrampicatori, ecc., ma ci sono anche molti scalatori che non sono iscritti a nessuna associazione.
Penso che la gente giovane, più che leggere, vuole vedere delle fotografie spettacolari e avere informazioni sulle zone di scalata. C’è molto interesse per l’informazione pratica su argomenti come allenamento, alimentazione, lesioni, ecc. Sono i temi di cui parliamo nella nostra rivista “Escalar”.
Visto da est, gli spagnoli sono stati sempre tacciati di scarsa attenzione verso l’aspetto etico. C’è stata l’epoca delle artificiali, in cui eravate all’avanguardia. ma spesso si è avuta l’impressione che imperava l’etica del passare sempre e a qualunque costo. Ora con i fratelli Pou e la bella realizzazione di Edu Marin in Norvegia sembra che ci sia qualche segnale di cambiamento, che ne dici?
Sinceramente non credo che sia così. Ci sono stati atteggiamenti simili a quelli che descrivi, ma i grandi alpinisti del nostro paese hanno avuto sempre comportamenti etici corretti. Pensa all’ascensione in stile alpino di Nil Bohigas e Enric Lucas alla Sud dell’Annapurna, per fare un’esempio. O alle scalate di Jesús Gálvez e Adolfo Madinabeitia, come la prima salita al Cerro del Àngel in Venezuela. Potrei parlarti delle scalate di un incredibile gruppo aragonese degli anni sessanta, Alberto Rabadá e Ernesto Navarro, che hanno realizzato prime di altissimo livello o, per restare a tempi recenti, alpinisti della taglia dei fratelli Iñurrategui. Nella Spagna ci sono arrampicatori con un’etica rigorosa, ma tantissimi di questi personaggi, per non dire la maggior parte, sono praticamente sconosciuti a causa della loro discrezione. Come aneddoto ti posso dire che alcuni dei migliori alpinisti del nostro paese, come José Carlos Tamayo, o il gruppo cantabrese conosciuto come “Los Cholos” (con un bella storia d’aperture incredibili e una etica fuori dal comune) non vogliono essere intervistati. Potrei citare tanti altri esempi per dimostrare che non è vero quello che affermi nella tua domanda. Può accadere che protagonisti di iniziative poco etiche si preoccupino di divulgarle attraverso i mezzi di comunicazione, dando un’immagine distorta della realtà dell’alpinismo del nostro paese.
Ritornando al giornalismo, come vedi l’attuale panorama europeo? Cosa ci vorrebbe, secondo te, per riconquistare la fiducia dei lettori delusi che non comprano più le riviste?
Viviamo in un momento complesso. Per tanti anni l’unica maniera per tenersi informati erano le riviste e i libri di montagna. Adesso, se hai bisogno di informazioni su qualunque parete, zona di scalata, ecc., devi solamente toccare i tasti del computer e in pochi secondi ce l’hai. Davanti a questa sfida, la scommessa di “Desnivel” è sulla qualità dell’informazione, immagine e disegno. Noi proviamo a fare qualcosa di speciale e diverso in ogni numero di “Desnivel”. Per ora credo che ci siamo riusciti, e le nostre vendite si mantengono stabili nonostante la competizione con internet.
(Intervista Maurizio Oviglia, traduzione Eli Brualla e Albert Cortés)