
20 Gen Un disperato appello per salvare i Grampians!
Appesa a un filo l’arrampicata in una delle aree più belle al mondo
I Grampians australiani sono una delle aree più importanti e belle al mondo per l’arrampicata e per il boulder: un obiettivo per alcuni, un sogno per altri visto il loro essere esattamente dall’altra parte del mondo!
Eppure da sempre hanno attirato i climber con la loro bellezza ma anche il loro fascino dell’arrampicare in Australia. Nel caso del boulder qui abbiamo visto protagonisti anche alcuni dei nostri arrampicatori migliori, quali ad esempio Christian Core e Stella Marchisio o, in anni più recenti, Niky Ceria.
Da qualche anno però, l’arrampicata nei Grampians è a pesante rischio chiusura: quest’area è infatti un parco nazionale di grande importanza non solo naturalistica ma archeologico-storica, soprattutto in relazione alla cultura aborigena. Nel marzo 2019 fu lanciata una petizione per salvaguardare l’arrampicata in queste aree, cercando un dialogo e una collaborazione con gli enti di controllo locale che avevano imposto restrizioni importanti.
Già allora la situazione era tesa e di sicuro, nonostante gli arrampicatori fossero ben disposti a trovare un modo di collaborare che permettesse di salvaguardare i beni del parco, pesavano gli assurdi episodi che si erano verificati, nei quali alcuni climber avevano chiodato vie praticamente sopra alcuni importanti reperti archeologici…
Dopo la petizione non si seppe più nulla e, purtroppo, torniamo a sentir parlare ora di Grampians dalla pagina Instagram di Nalle Hukkataival, da sempre innamorato di questo posto dove ha lasciato lui stesso delle perle del boulder mondiale. A quanto pare, la chiusura pressoché totale dell’arrampicata è imminente, e il finlandese lancia un ultimo disperato appello dai suoi social.
Ecco infatti cosa ha scritto nel suo ultimo post Instagram:
“Come forse saprete, i Grampians in Australia – forse la migliore arrampicata al mondo – hanno vietato l’arrampicata dal nulla. Questo divieto di arrampicata è stato ampiamente combattuto attraverso organizzazioni e ogni canale legale senza alcun risultato. Ora è in attesa di approvazione un nuovo piano di gestione dei parchi. Questo piano, se approvato, CHIUDERÀ almeno il 94% delle aree boulder e l’80% di tutte le falesie. Devastante.
Per quelli di voi che hanno scalato nei Grampians e sanno quanto sia speciale questo posto, e per quelli di voi che non ci sono ancora stati ma sognano di fare un viaggio un giorno, questo è un momento decisivo.
Per favore, PER FAVORE, aiutate inviando un’e-mail a parkplan@parks.vic.gov.au per informarli che questo piano di gestione del parco che chiude l’arrampicata in quasi tutte le aree di arrampicata è inaccettabile e che è necessario trovare una soluzione migliore. Anche una rapida e-mail aiuterà a far sapere loro che questo divieto colpisce negativamente un gran numero di persone.
Per informazioni più dettagliate su questa lotta di accesso c’è un link nel mio profilo. La scadenza per il piano di gestione è tra pochi giorni. Qualsiasi messaggio di posta elettronica che informi che il piano di gestione deve essere rivisto aiuterà.
Mi manca così tanto questo posto e odierei vivere in un mondo in cui gli altri alpinisti non avranno la possibilità di sperimentare questo posto incredibile.”
Un tentativo davvero disperato per salvare appunto un’area di arrampicata tra le più iconiche al mondo.
Staremo a vedere come andrà e se i Grampians potranno essere ancora riportati nelle liste di chi non vede l’ora di tornare a viaggiare appena libero.
Ad ogni modo, questa situazione è un’ulteriore occasione per evidenziare l’impatto che la comunità dei climber può avere sull’ambiente circostante e che può diventare insostenibile se manca il rispetto di fondo. Purtroppo, seppur più in piccolo, abbiamo già visto molti segnali preoccupanti prima del covid, con falesie chiuse, tensioni, interdizioni, aree pesantemente compromesse ecc. in cui spesso hanno giocato un ruolo non solo il notevole incremento dei praticanti, ma soprattutto la loro incapacità di saper rispettare l’ambiente in cui arrampicano.
Speriamo che i Grampians possano “salvarsi”, ma speriamo anche che, quando si potrà tornare ad arrampicare più liberamente, certi comportamenti possano finalmente cessare e buona parte dei climber impari che ha la precedenza il rispetto per ciò che li circonda piuttosto che le loro egoistiche esigenze.
Bastano infatti le cazzate di pochi individui, per compromettere la situazione per tutti.
Albertaccia