
08 Mag Arrampicata e cyber-bullismo, non fa ridere
Pesante presa di posizione da parte dell’azienda Black Diamond prima e La Sportiva dopo che hanno interrotto bruscamente i rapporti di sponsorizzazione con l’americano Joe Kinder in virtù di un atteggiamento che pare Kinder abbia tenuto nei confronti di Sasha Di Giulian sul web e che alza il sipario sul fenomeno del cyberbullismo anche in arrampicata e anche con nomi di calibro come questi.
Il tutto parte da un post pubblicato da Kinder (ora cancellato) dove il forte americano sembra ironizzasse in qualche maniera sulla DiGiulian. Sasha ha risposto prontamente (leggi post) ed in una situazione non facile, poiché si trovava in ospedale a causa del precario stato di saluta della nonna: “Uso i miei social per mostrare sia la mia vita professionale che privata ma anche per parlare di ciò in cui credo. Mi sento molto ferita nel dire che sono stata vittima di un bullo che ha superato il limite. Mi trovo in ospedale dove prego per la salute della mia famiglia e ho ricevuto dei messaggi sul ridicolo fatto che qualcuno si stesse prendendo gioco di me e della mia carriera. Forse la questione che sono una donna indipendente lo irrita. Non capisco come un uomo possa comportarsi come un bambino né come possa prendere così di mira le donne in maniera così volgare. Un contenuto leggero può avere serie conseguenze sulla vittima, inclusi disturbi alimentari o il perpetuarsi della disuguaglianza di genere.”
Cosa sarà mai successo di così grave per far sì che la Di Giulian rispondesse in maniera così risentita? Il post come detto è stato levato (pare ritraessere una donna un pò in carne con un ragazzo e si faceva riferimento al viaggio della Di Giulian con Edu Marin in Verdon) ma Kinder ha posto prontamente le sue scuse (leggi post):
“I social media sono per noi un modo fantastico di raggiungere molte persone a tutti i livelli. La mia carriera è cambiata immensamente grazie alla facilità con cui è possibile condividere storie e informare il pubblico. Possono essere usati in maniera grandiosa o dannosa. Ho sempre avuto un senso dell’umorismo pungente. Per anni ho scherzato con i miei amici con soprannomi e burle e ora che sono adulto mi diverto ancora a non prenderci troppo sul serio, anche se c’è un limite oltre il quale non si deve andare. Non voglio essere associato ad alcun fenomeno di bullismo né sono orgoglioso di aver offeso nessuno. Per mesi ho avuto un account privato dove mettevo post e meme ironici (ora cancellato, inutile cercarlo) ma ho esagerato e vorrei scusarmi pubblicamente con Sasha. Sono orgoglioso di collaborare con sponsor che supportano le donne ad un così alto livello e mi scuso con chiunque si sia sentito offeso dalle mie parole.”
Le scusa di Kinder sono state accettate dalla Di Giulian che però ha lasciato al suo manager il compito di chiarire ulteriormente che non si è trattato di un episodio isolato ma di una situazione che durava da tempo e che la decisione di rendere noto quanto accaduto è stata gravosa e sofferta per il rispetto che prova nei confronti di un atleta come Kinder. Pare anche che la stessa Sasha si sia mossa per chiedere a Black Diamond di non lasciare Kinder (su questo non ci sono altri riscontri) ma ormai la decisione era presa e anzi, con un altro post (leggi qui) l’azienda americana ha dichiarato che “abbiamo sempre avuto tolleranza zero sui fenomeni di cyberbullismo ma ultimamente, questo limite è stato superato da uno dei nostri atleti. Sebbene abbiamo sempre lavorato bene con Joe Kinder, le sue decisioni e azioni a livello personale si sono allontanati di molto dai nostri valori fondamentali. È con difficoltà che annunciamo che Joe Kinder non fa più parte del team Black Diamond.”
Stessa condotta anche da parte di La Sportiva (leggi post) che ha salutato l’americano e ha reso noto sui loro social questa decisione.
Sarebbe interessante rivedere e leggere questi post per farci una idea della cattiveria ma, purtroppo o per fortuna, con una X è possibile cancellare tutto e lasciarne traccia solo nella memoria delle persone e nelle conseguenze, come in questo caso. Joe Kinder ha anche detto che pure lui è stato vittima di bullismo quando anni fa, questione di cui ne parlammo, pare abbia tagliato inutilmente un albero in falesia scatenando molte reazioni in rete.
Com’è stato possibile arrivare a tanto? Un quesito che dovrebbe far riflettere TUTTI, dal pro all’ultimo climber che ha iniziato a scalare un mese fa passando per giornalisti, fotografi, tecnici video, allenatori e tutte le figure professionali e non he animano il mondo dell’arrampicata. I Social sono una amplificazione di quello che siamo o che facciamo credere di essere. Possiamo decidere cosa mettere e cosa non mettere, possiamo decidere di commentare o escludere persone, possiamo parlare e mostrare quello che vogliamo ma restano uno specchio del nostro io, nel bene o nel male. Parole come cyberbullismo o haters sono entrati nel lessico comune ma talvolta forse se ne sottovaluta il significato e la velocità con la quale anche un solo post sbagliato e colui che lo ha scritto, possono essere etichettati come tali. Joe Kinder quindi è un cyberbullo o la Sasha una persona un po’ troppo irritabile? Non sta a noi di certo stabilirlo. Certo è che, in aggiunta a quanto sopra, i social sono un mezzo con cui tutti possono dire la loro, con competenze o meno (vedi effetto Dunning-Kruger), ma che comunque sono uno specchio del nostro pensiero, distorto o travisato se volete, ma i post sono scritti di nostro pugno.
Ciò che fa la differenza, forse, sta nel comprendere chi scrive e perché lo fa. Tempo addietro, sia sulla pagina facebook di UpClimbing che nella sezione commenti del sito, una persona (ben camuffata da pseudonimi ovviamente), ha attaccato la Redazione con post vicini all’insulto ma conoscendo il soggetto, abbiamo ritenuto di cattivo gusto procedere spesso anche solo con una risposta. Non ne valeva la pena.