15 Apr Noia e Severino Scassa
È un percorso laterale
una fluida divinità
una convergenza stilistica
con il primitivo preistorico
è l’attualità è l’attualità
NOIA normale NOIA mortale
CCCP
Decisamente non me lo vedo Giovanni Lindo Ferretti superare in scioltezza i 30 metri di Noia, eppure stupisce la precisione con cui i CCCP sembrano descriverne il percorso laterale, la fluida divinità dei movimenti che si concatenano per salirla, la convergenza in una sola via di modi diversi di intendere l’arrampicata, che si incontrano (e si scontrano) ancora a distanza di vent’anni: un vecchio itinerario riattrezzato e una linea moderna, prese scavate e prese naturali, tutte incise nel primitivo preistorico del calcare di Andonno. Diversamente da chi l’ha aperta, Noia non perde il suo smalto: per la sua bellezza e per la sua difficoltà, Noia è l’attualità. Per questo motivo ripercorrere la storia del primo 8c+ d’Italia a vent’anni di distanza vuol dire aprire uno spiraglio sul passato prossimo e sul presente dell’arrampicata italiana e mondiale.
Andonno, paradiso di calcare
Non ho assistito al battesimo dell’arrampicata di questa falesia che sarebbe diventata la mia seconda casa: quando inizio a frequentare la roccia della bassa Valle Gesso, alla fine degli anni 80, ad Andonno si scala infatti già da molti anni. I primissimi tentativi di salire le pareti risalgono alla metà degli anni 60, ma è solo alla fine degli anni 70 che alcuni giovani cuneesi (Claudio Calì, Giorgio Ferrero, Mario Morgantini, Flavio Poggio Vincenzo e Cesare Ravaschietto) aprono con chiodi da alpinismo, cunei di legno e molte staffe le vie che hanno segnato l’inizio dell’arrampicata locale: sono Gatto Parnaso 6c+, Le capre ovali 6a, Dalai lama 3/A1, Cuervo crucificado 6a+, Le aquile 6b e altre ancora. Ma perché Andonno diventi una falesia di fama bisogna aspettare gli anni 80 e il boom dell’arrampicata sportiva in Italia. Nuovi itinerari vengono aperti: alla ricerca di difficoltà sempre maggiori, Ernesto e Angelo D’Angelo insieme a Antonio Stazio aprono in poco tempo vie nuove e davvero interessanti, come Olio di semi vari 6b, Fip punk 6b+, Banalizziamoci 6b+, Fumi di Marrakech 7a e Fuego 7c+. C’è già abbondantemente di che spellarsi le dita. Come se non bastasse, un bel contributo alla popolarità di Andonno lo danno poi Giovannino Massari e Federico Bausone.
In breve, da queste splendide falesie al sole tutto l’anno nascono decine di nuove vie. Il primo 8a di Andonno (e il secondo in tutto il Piemonte) è Tutto da rifare, salita nel 1986 da Giovannino Massari e da Antonio Stazio nello stesso giorno (il perché del nome? All’ennesima volta che si cade a un passo dalla catena risulterà evidente…). Due anni più tardi, è la volta del primo 8a+ piemontese, Alphabetstreet, liberata da Enrico Manna (a onor di cronaca e per amor di precisione: il grado di questa via non è più lo stesso, da quando un’errata richiodatura ne ha deviato la partenza abbassandone la difficoltà). Sempre nel 1988, ancora Stazio sale Tutto un bluff 8b. E io? Nel 1989 ripeto Tutto da rifare 8a, Margarina 8a, Alphabetstreet 8a+ e Sì 8a+, una creazione di Marzio Nardi: con quest’ultima salita esaurisco tutto quello che c’è di estremo da scalare ad Andonno e per qualche tempo non frequento la falesia, impegnato altrove. Ancora non sapevo che l’appuntamento con la roccia e con il destino era solo rimandato…
In principio era No
La genesi di Noia inizia con No 8b+, una vecchia via di artificiale (Via di qua 6b/A3 aperta da Giorgio Ferrero e Mario Morgantini) riattrezzata da Giovannino Massari nel 1989. La via viene ripetuta nel dicembre dello stesso anno da Andrea Gallo, che la ribattezza Noi, e poco dopo da Alberto Gnerro.
Nel frattempo mi trasferisco da Asti a Vernante, a soli 18 chilometri da Andonno, e il richiamo della falesia torna a farsi sentire. Nel 1990 viene così il mio turno di ripetere Noi e Tutto un bluff 8b. Poi, nel 1993, un amico, Francesco “Pancio” Cerrato, chioda Cobra, linea superevidente lungo una canna larga a ventaglio in basso e stretta in cima, come la testa del serpente incantatore. “Fanne ciò che vuoi”, mi dice. “Che bel regalo”, penso. E mi appassiono al nuovo progetto difficile di Andonno. “Per aver umanamente ragione dell’itinerario”, decido dopo attenta riflessione, “va inventata una presa all’altezza del terz’ultimo rinvio”. L’ho scavata sul liscio, dove non c’era nulla da allargare o da accentuare. Dove non c’era proprio nulla, punto. In men che non si dica, il 6 di febbraio sono in catena, e dall’alto di Cobra 8b inizio a sognare…
Ecco, ora provate a immaginare: un 8b+ e un 8b vicini a casa vostra e distanti pochi metri uno dall’altro. Bene, state immaginando Noi e Cobra. Immaginate adesso di salirli spesso, per allenarvi alle gare. Ormai salite Noi più spediti delle scale di casa e Cobra come un albero della cuccagna. Non vi verrebbe voglia di unire le due linee? In fondo a separarle c’è solo un traverso che si protegge con un unico fix. Ma se da due vie belle ne saltassero fuori tre brutte? L’intuizione c’è, ma il rischio di sbagliare pure. Poi arriva l’incoraggiamento di Giovannino Massari, convinto della nuova linea. Se lo dice anche Giova, l’idea sembra meno folle. Detto, fatto. Piantando un solo tassello – la chiodatura più facile del mondo! – nasce Noia, la linea più dura d’Italia. Una via tecnica, dove se sbagli a mettere un piede salti giù. Una via che concede poche tregue, giusto due momenti per decontrarre – se sei bravo a sfruttarli. Non rimaneva che da pulire il traversino fra Noi e Cobra e da rimboccarsi le maniche. Una volta aperta Noia, l’ho salita in due giorni e pochi tentativi: con l’allenamento che avevo su Noi e su Cobra, l’unico vero problema era raccordare le due vie. Passato il traverso, il resto non riservava sorprese. Così al modico prezzo di qualche volo sul fix appena piantato, il 14 febbraio 1993 (niente da dire: un gran San Valentino!), riesco a chiudere quello che allora, per me, era il secondo 8c. Senza più.
È esplosa una stella
Quando ho aperto Noia l’avevo gradata 8c. Modestia? No. Semplicemente avevo 23 anni. Nel 2012, con all’attivo venti vie fra l’8c e l’8c+, posso dire di aver accumulato una certa esperienza del grado, ma allora avevo realizzato un solo 8c: Le Plafond a Volx. L’avevo salito in giornata, dopo soltanto tre tentativi: all’epoca una performance mai vista. Mi ero poi fatto una cultura generale sull’ottavo grado in giro per l’Italia e per la Francia: nel 1990 Syncroclash 8b a Cornalba; nel 1991 Jedi 8b nella stessa falesia, Kendo 8b a San Nicolò, Il ritorno di Ringo 8b a Erto, No Siesta 8b al sole del Muzzerone; nel 1992 Hyena 8b a Finale, Positron 8c a Cornalba (“ma come, Seve, non hai appena scritto che prima di Noia il tuo unico 8c era Le Plafond?!?” Vero: ma quando ho salito Positron l’ho gradata 8b/8b+: solo in seguito sarebbe stata rivalutata 8c – e pensare che allora sarebbe stato il primo 8c italiano…), Super Maratona 8b a Arco, Balla coi lupi 8b e Progetto 8b+ al Covolo, Sogni di gloria 8b+ a Erto, Les specialistes 8b+ in Verdon e La cura 8b+ a Gravere. In ogni caso non erano ancora molti i metri di paragone disponibili in Europa e nel mondo per gradare una via dall’8c in su: certamente, c’erano Hubble 8c+ di Ben Moon (liberata nel 1990) e Action Directe 9a, che Wolfgang Güllich libera proprio nel 1993. Però quelle erano linee brevi, con passaggi di blocco: difficile paragonarle a Noia, che con i suoi trenta metri di passione era tutta un’altra storia! E poi bisogna mettere in conto una certa dose di soggezione: i personaggi che giravano su quelle difficoltà all’epoca si chiamavano Edlinger, Moon, Moffatt, Güllich, Tribout… difficile sentirsi a proprio agio in mezzo a loro. Un po’ come se un adolescente si trovasse nel dopo partita in conferenza stampa con Cristiano Ronaldo: anche dopo aver piazzato un gran bel goal, avrebbe qualche problema a sentirsi a suo agio e apparire credibile al grande pubblico…
Così Noia viene accolta con un po’ di scetticismo da molti dei campioni del momento e un’intera generazione di grandi scalatori salta il turno e non si cimenta sulle sue prese. Infatti le vie di riferimento diventano in quegli anni Macumba 8c e Bronx 8c+ a Orgon ed è solo con due anni di ritardo, dopo la ripetizione di Cristian Brenna, che Noia viene gradata 8c+ e la sua fama finalmente decolla. Come quando esplode una stella in una galassia distante e qui sulla Terra ci accorgiamo della nuova luce che brilla nel cielo soltanto molto tempo dopo… Che dire? È un peccato che scalatori del calibro di Glowacz e Edlinger se la siano persa: non c’è dubbio, si sarebbero divertiti!
Noia ripetuta
Ho ripetuto Noia una sola volta, dopo la prima: ne avevo un ricordo davvero troppo bello per rovinarlo con l’abitudine. Da allora, sono stati parecchi gli scalatori di livello che hanno avuto ragione della micidiale continuità della via, tra i tanti ne cito alcuni: Cristian Brenna 1995, i fratelli Christian e Andreas Bindhammer 1998, Axel Franco 1999, Yuji Hirayama 2000, Rikardo Otegi, Josune Bereciartu e Alberto Gnerro 2001, Patxi Usobiaga 2006 e Adam Ondra 2007… Non ho assistito a tutte le ripetizioni, ma non potevo certo mancare alle prime: Brenna, Franco e Hirayama li ho assicurati io… ricordo Yuji salire con alcune prese umide per la pioggia caduta nei giorni precedenti, tanto per aumentare l’ingaggio! Alcune ripetizioni sono state davvero indimenticabili. Su tutti ricordo Patxi Usobiaga, che al terzo tentativo era partito così male e talmente stanco che chiunque l’avesse visto all’attacco avrebbe pensato “mai più ce la fa”. Invece dopo il traverso, quando tutti si aspettavano il collasso, si è ripreso e ha iniziato a scalare più sciolto, ha retto bene i due rinvii successivi, è uscito alla grande dal tetto… e ha chiuso la via! Poi, ovviamente, ricordo Josune Bereciartu, l’unica donna ad aver salito Noia: le sono bastati cinque giorni di tentativi per chiudere il suo secondo 8c+, “una delle vie più belle che abbia mai fatto”.
Scalare e scavare, questioni di consonanti
Noia e alcuni altri itinerari estremi di Andonno che portano la mia firma hanno una o più prese scavate. Oggi la prassi di scavare le prese viene duramente (e giustamente!) contestata e c’è chi mi rimprovera di aver compromesso l’evoluzione della difficoltà a Andonno. In parole povere, il discorso è questo: se io non avessi scavato le prese, oggi a Andonno ci sarebbero vie di un grado superiore all’8c+ e qualcuno avrebbe a disposizione un 9a da provare vicino a casa. Premesso che mi trovo d’accordo sul condannare, adesso, lo scavo, l’allargamento e il “miglioramento” delle prese, continuo a non essere pentito degli itinerari che ho aperto allora: su quelle linee si sono allenati e divertiti proprio molti di quelli che ora sono per il “tutto naturale”. Le prese, scavate sul liscio, servivano unicamente a rendere scalabili itinerari che altrimenti allora non sarebbero mai stati aperti. Scavare le prese non serviva ad abbassare il livello degli itinerari, ma ad alzare il livello degli scalatori attraverso l’allenamento, portando l’asticella vicino al limite della difficoltà. Sono convinto che chiodare sia un gesto di valore nei confronti dell’arrampicata e degli arrampicatori e che l’importanza di uno scalatore si misuri nel tempo anche da quanto, cosa e come ha chiodato. Nell’aprire una nuova via c’è di sicuro un aspetto di autorealizzazione di chi chioda, soprattutto se poi libera l’itinerario che ha tracciato investendo tempo, fatica e denaro, ma c’è anche dell’altro: il dono di un “giocattolo” nuovo destinato a tutti gli arrampicatori, presenti e futuri. Andonno mi ha dato tanto e chiodare è stato anche un condividere e un restituire il piacere di scalare su itinerari come Mistero 8c, Sevengo 8b, Urlando contro il cielo 8b, Javas 8a+, Bolivia 8a+, Paranoia 8a, Scassa Canna 8a, Bloody Mary 8a, Che Guevara 7c+.
Ora come ora non ci penso neppure a scavare le prese ad Andonno, ma nel contesto del luogo e degli anni 90, poteva avere un senso. Senza contare che Andonno non è il Tetto di Sarre e che l’impiego di prese scavate è limitato e segue in ogni caso una logica ben precisa. Tanto per dirne una: a destra di Noia avevo aperto una linea, Anaconda: ma poi avevo valutato che, senza toccarla, sarebbe riuscito a passare solo un qualche fenomeno di là da venire. Siccome non mi andava di scavare una via proprio accanto a Noia e anche per lasciare pane da mordere ai futuri alieni dell’arrampicata, alla fine avevo svitato le placchette: en attendant Adam Ondra, o chi per lui. La cosa curiosa è che nel 2007, in pieno periodo “no chipping”, qualcuno ha preso l’iniziativa di riavvitare e scavare, confezionando un 8c; naturalmente senza interpellarmi… Stesso discorso per la parete a destra di Tutto da rifare. Con Giovannino Massari ai tempi le avevamo tentate tutte, ma su quel lisciume non c’era verso di salire senza scavare. Avevamo preferito però lasciare un terrain d’aventure per il futuro e così la roccia è rimasta vergine. Ma nel 2012 sono stati aperti nuovi itinerari con almeno una presa scavata o migliorata con bave di resina e, ironia della sorte, proprio da chi oggi mi critica per aver scavato vent’anni fa.
Quello che posso dire è che il giorno in cui qualcuno salirà Noia senza usare la presa della discordia la tapperò all’istante. Intanto Adam Ondra, quando è venuto a ripetere la via, quella presa l’ha usata, e si è divertito su Noia, come i ripetitori precedenti. No, decisamente non posso dirmi pentito di aver scavato quella presa…
Buon compleanno, Noia!
In occasione dei vent’anni di Noia, ho deciso di riattrezzarla con i fittoni resinati inox. Ho preso la decisione perché dopo tanto tempo i tasselli si usurano e perché mi andava di essere io a sostituirli. Per il piacere di farlo e per essere il custode di una linea ormai storica di cui vado orgoglioso. È un omaggio alla via cui è legato più di tutte il mio nome, è un invito per i ripetitori che verranno.
Nome: Noia
Falesia: Andonno, Cuneo, Italia
Settore: Anfiteatro – Sì
Lunghezza: 30 metri
Chiodatore: Severino Scassa
Prima RP: Severino Scassa, 14 febbraio 1993
Difficoltà: 8c+
Ripetitori:
Cristian Brenna 1995
Gianni Duregato ?
Andreas e Christian Bindhammer 1998
Matteo Gambaro 1999
Axel Franco 1999
Hirayama 2000
Alberto Gnerro 2001
Rikar Otegi e Josune Bereziartu 2001
Fabrizio Droetto 2006
Adam Ondra 2007
Pippo Nolasco 2010
Stefano Ghisolfi 2014
La guida più recente:
Andonno e Cuneese
Falesie e vie moderne
di Severino Scassa, Versante Sud 2009