Boris Dedechko - Up-Climbing

Boris Dedechko

 
                          Boris Dedechko – Piolet d’Or 2010
 
Intervista di Cédric Larcher redattore di Kairn.com, in collaborazione con Anna Piunova di Mountain.ru 
 
Traduzione dal francese: Mario Sertori
Febbraio 2010
Come sei arrivato all’alpinismo?
Non sono io che ho scelto l’alpinismo, è probabilmente lui che ha scelto me. Ad un certo punto mi sono semplicemente trovato in montagna. Nel 2001 ho scalato Pic Norsultan, è stato là che ho contratto “il virus”e che ho deciso di dedicarmi interamente al mondo verticale. In quel periodo non volevo diventare un professionista, ma semplicemente vivere la montagna.
La salita è stata piacevole e sulla vetta ho sentito una forza vitale enorme, anche se ho avuto dolore ai piedi per una settimana. Andavo in cima ad ogni montagna per due volte, per il puro piacere di farlo. Vicino alla città dove sono nato ce ne sono molte alte più di 4000 metri. Con un amico ne ho scalato parecchie dalle vie più semplici, poi abbiamo voluto fare tutte le cime circostanti; ci andavamo quasi ogni fine settimana.
Nel 2003 ho percorso il mio primo itinerario quotato PD+/AD. Ho capito in quel momento che c’era più soddisfazione nel salire una via impegnativa che una normale e così ho iniziato la ricerca di itinerari complessi. Ma per fare questo avevo bisogno di prepararmi tecnicamente e quindi ho iniziato ad allenarmi sistematicamente.
Hai appena vinto il Piolet d’Or (con Denis Urubko): che cosa rappresenta per te questo riconoscimento?
Il Piolet d’Or è un sogno, grande gioia e orgoglio, ma d’altra parte è anche una grande responsabilità. Ora non posso più divertirmi a fare con degli sconosciuti quelle battute di humor nero che tanto mi piacciono! Qualcuno potrebbe prenderle per vere. In passato non avevo mai pensato a questo, ma ora ho notato che la gente mi ascolta con più attenzione.
 
Quali sono nel tuo curriculum le realizzazioni che ritieni più importanti?
 
2007: Semenov-Tjan’-Shanskiy, via Zaharov 5B invernale – 4 giorni in parete – qui ho iniziato a capire quello che significa l’alpinismo vero

2007: Khan-Tengri (7010m), da nord 5B – la prima esperienza in alta quota

 
2008: la Corona, (quinta torre), via Balezin, primo 6°

2008: Svobodnaja Korea, via Popenko 6° – I primi bivacchi in parete, quando non ci sono altre possibilità; qui ho capito che il fatto di uscire vivi non dipende sempre e solo da se stessi.

 
2008: Bajankol, cresta sud-est (prima salita) 5° – qualche volta continuare a salire è più sicuro che ridiscendere.

 
2008: Eigth Women- Climbers Peak (6110m) West Face via in centro della parete ovest 6°, prima salita – un bell’ itinerario molto duro in stile alpino per quale sono stato nominato al Piolet d’Or Asia 2008 con Urubko

 
2009: Cho Oyu (8201m), parete SE, prima salita – la conoscete già
 
Reinhold Messner ha detto che il futuro dell’alpinismo è nell’aumento dei rischi. Tu condividi questa opinione? Qual’è per te il futuro dell’alpinismo?
Certo che sono d’accordo. Per essere considerata notevole, la tua ascensione deve essere molto veloce e super difficile, portata a termine da un piccolo team, in luoghi lontani e sconosciuti, e tutti questi fattori aumentano il grado di rischio. Il futuro sarà fatto da salite di questo genere.
L’alpinismo praticato nei paesi dell’Est ed esportato nel mondo è diverso da quello degli europei o dei coreani?
L’alpinismo è internazionale. Spesso i migliori atleti provenienti da paesi diversi si mettono insieme per raggiungere grandi obiettivi. L’invernale dello scorso febbraio 2009 al Makalu (Simone Moro e Denis Urubko 1^ invernale) è un ottimo esempio. Io non vedo alcuna differenza.
È più difficile trovare finanziamenti quando si proviene da un paese dell’est?
Sì e no. Se avessi i finanziamenti necessari mi piacerebbe partecipare a 2 o 3 spedizioni in più ogni anno. Trovare i soldi per la spedizione non è l’unico problema. Bisogna passare molto tempo in viaggio, ma il lavoro e la famiglia non me lo permettono. Devo anche pensare al sostentamento dei miei cari, oltre che allo sport! Nel 2008 ad esempio, ho trascorso quasi sei mesi in spedizione.
Qual è il tuo lavoro di tutti i giorni?
Lavoro in una azienda di telecomunicazioni. Ho due bambine di 5 e 9 anni, e un figlio di 4 anni. Li amo molto e passo molto tempo con loro. I bambini non capiscono perchè sto così tanto tempo lontano.
Ho telefonato alla mia famiglia prima del summit push al Cho Oyu. Mio figlio, il suo nome è Sasha (Alexander) mi ha chiesto di portargli le macchine dei cartoni animati Chick Hicks e The King, ( la “Saetta” McQueen ce l’ha già) la figlia più piccola Masha (Maria ) – ha cantato una canzoncina per me, mentre Liza l’altra figlia mi ha chiesto di tornare presto a casa.
Questo mi ha dato ulteriori forze per andare avanti. In spedizione, porto sempre molte foto di mia moglie e dei miei figli. Passo sempre un sacco di tempo a scegliere i regali per loro prima di tornare. A Kathmandu non è affatto facile trovare i regali per i più piccoli!
 
 
Quali sono i tuoi progetti futuri ?
Collaboro con Denis (Urubko) nella formazione dei giovani della CSCA (Central Sport Club dell’esercito). Per l’estate stiamo prendendo in considerazione, se si risolve il problema del finanziamento, di portarli al Gasherbrum sulla via normale per fargli fare esperienza di alta quota, in modo che poi possano affrontare pareti difficili.
Nell’ambito di questa viaggio, se ci rimarranno le forze, vorremmo tentare con Denis un nuovo itinerario sul G1. Vogliamo finire il programma “Le vie dei Kazaki sugli 8000 del pianeta”: dopo aver già firmato 4 itinerari su montagne di 8000 metri – Dhaulagiri, Broad Peak, Manaslu e Cho-Oyu – non ci rimangono che 10 cime per completare il programma! Ma prima del Karakorum vorremmo scalare al sole, per puro piacere
Dicono che sei all’ombra di Denis …
Potete paragonarmi a Mike Vazovsky del cartone animato “Monsters, Inc.”. Mi piace quando sulla stampa parlano di me, ma pochi se ne accorgono tranne me! è normale perché i giornalisti sono più interessati a Denis. Del resto, è l’unico scalatore al mondo che ha vinto due Piolet d’Or dell’Asia, e poi il Piolet d’Or europeo e l’ Eiger Award. Io devo a lui tutti i miei meriti. Ma non è che perdo il buon umore per questo!
Denis è il gran maestro dell’ alpinismo. Ha fatto molto per farmi diventare più forte e  fare esperienza ed in ogni caso io continuo ad imparare da lui. Quando cominciavo a prenderci gusto con delle salite da dilettante nel 2001, lui aveva comletato il programma Snow Leopard in una sola stagione e aveva salito due ottomila, Everest e Lothse.
Lui lavora al CSCA dal 1993 e già aveva una certa esperienza: essere all’ombra di questa persona, per me…è più caldo che stare sotto il solleone senza cappello: ma le situazioni evolvono…prima si diceva che Denis Urubko con il suo partner aveva fatto questo e quello, adesso almeno si comincia a pronunciare il mio nome.. Bisogna essere forti, lavorare sodo e poi si esce dall’ombra, ne sono sicuro.
 
Che importanza dai ai siti internet per far conoscere le tue spedizioni?
In spedizione abbiamo un telefono satellitare. Mandiamo sms agli amici e cerchiamo di dare notizie tutti i giorni. Magari il CSCA o gli sponsor ci daranno il modem satellitare per Internet così potremo mandare foto e più informazioni dal campo base.In effetti parecchie persone sono interessate a ciò che facciamo e ci seguono attentamente passo passo.
 
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