24 Feb I PROTRAGONISTI DELL’ARRAMPICATA VERONESE
Le falesie, le vie a più tiri insomma il mondo verticale si è sviluppato grazie alle esplorazioni, alle chiodature, al coraggio e alle performance di diversi arrampicatori appartenenti a diverse generazioni.
Vi proponiamo qui il punto di vista di Silvio Reffo sull’arrampicata nell’area geografica di Verona, e soprattutto sul futuro di questa particolare zona.
Questa breve intervista è tratta dall’articolo La voce dei protagonisti dell’arrampicata nel veronese, di Massimo Bursi e a cura di Claudio Migliorini. Potete leggere l’intervista completa a Silvio, così come le interviste ad altri grandi protagonisti del veronese – come Eugenio Cipriani, Alberto Rampini, Andrea Gennari Daneri, Beppe Vidali, Cristiano Pastorello, Alex Ventajas e altri – sul numero 22 del bimestrale UP CLIMBING.

Eugenio Cipriani
in Val Galina nel 1983,
foto: arch. Cipriani
Silvio Reffo, vicentino, classe 1990, inizia ad arrampicare a 14 anni distinguendosi fin da subito per la ripetizione di vie in falesia di grado elevato e contemporaneamente per la partecipazione alle gare come atleta della nazionale italiana.
Ha un curriculum di vittorie e piazzamenti internazionali veramente vasto ma soprattutto ha una lunga serie di prestigiose ripetizioni – oltre 600 vie tra l’8a ed il 9a+.
È ambassador del gruppo La Sportiva e svolge la professione di fisioterapista anche a Verona. Sebbene non di Verona, non è difficile vederlo al King Rock e ha un’ottima conoscenza delle vie multipitch estreme della Val d’Adige avendo ripetuto Viaggio su Plutone (8bc), Horror Vacui (8b+) e Via di Testa (8b+).
Silvio, cosa ti offre Verona?
Per tanti anni per me Verona significava una falesia di riferimento: Ceredo. Per me è stato un fantastico terreno di avventura a vista o con vie da scalare in giornata e con difficoltà fino all’8c. Poi ho scoperto le vie multipitch di Brentino e ti confermo che, pur avendo girato molto, è una vera rarità trovare vie lunghe in forte strapiombo come in Verdon. Ad esempio il fantastico Ratikon è solo verticale. Ma il Cimo è come avere tanti Ceredo uno sopra l’altro con lunghe canne. È il posto che più si avvicina al Verdon.
Secondo te c’è ancora spazio per nuove linee?
In generale passando dai vecchi ai giovani cambia l’occhio, nel senso che con l’innalzarsi delle difficoltà l’occhio consente di vedere nuove linee anche su pareti sature di vie. In Val d’Adige c’è tantissima roccia, ma ovviamente per il nuovo bisogna camminare tanto in mezzo al bosco e lasciare le zone più inflazionate.
Come pensi di Alex Ventajas e Luca Bertacco, i giovani del 9a di Verona?
Io ho un ottimo rapporto con loro, sebbene non abbia avuto tantissime possibilità di arrampicarci assieme. Mi sono di stimolo e mi sarebbe piaciuto trovarli prima. Tieni presente che io per vent’anni mi sono pressoché allenato da solo poiché non c’erano compagni in zona al mio livello. E quindi ho un senso di sana invidia nei loro confronti che possono allenarsi assieme. Questa è una grossa fortuna poiché quando sei in coppia riesci a dare il 120% durante la performance.
Poi, sai, abbiamo dieci anni di differenza ma ritrovo in loro la stessa passione e lo stesso entusiasmo che io ho adesso.
DS