
11 Feb Caterina Maiullari e il primo 8a boulder femminile del Sud!
Dopo la ripetizione di Agronomo Non Praticante andiamo a conoscere meglio questa forte arrampicatrice pugliese!
Finora il nome di Caterina Maiullari non era noto nel panorama arrampicatorio italiano…eppure Caterina non è solo una bella e allegra ragazza pugliese, ma è anche forte, molto forte e a gennaio di quest’anno si deve a lei la realizzazione del primo 8a boulder femminile del Sud Italia!
Infatti, Caterina apre l’anno ripetendo una delle linee storicamente più significative di Pietra del Toro, Agronomo Non Praticante, duro e ostico spigolo che è stato uno dei primi passaggi duri di questa notevole area boulder della Basilicata.
Eppure, questa non è che la ciliegina sulla torta di una serie di belle salite portate a termine sull’arenaria di questi massi, nonché l’inevitabile esito dell’entusiasmo con cui Caterina si dedica all’arrampicata.
Per questo motivo l’abbiamo contattata per conoscerla meglio, per capire come vive la sua passione per l’arrampicata e per sapere quali sono i suoi progetti per un futuro in cui ha tutte le carte per distinguersi sempre di più!
Quello che ci ha raccontato è la prova di una passione davvero grandissima, unita ad una visione dell’arrampicata ancora molto profonda, personale ed autentica, ben lontana da quel consumismo che invece imperversa nelle regioni d’Italia dove con più facilità si ha accesso sia a incredibili strutture indoor che ad aree boulder tra le più note al mondo…
Un bell’esempio e una grande dimostrazione di cosa può dare questa disciplina, al di là di numeri, post, follower e tutte le altre fastidiose amenità che negli ultimi anni stanno deturpando lo spirito dell’arrampicata…
Ecco quindi di seguito cosa ci ha raccontato Caterina.
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Ciao Caterina, innanzitutto complimenti per il tuo bell’exploit su una delle linee più significative di Pietra del Toro. Come prima cosa vorremmo conoscerti meglio: ci racconti un po’ come è nata e si è sviluppata la tua passione per l’arrampicata?
Ho conosciuto l’arrampicata davvero per caso. Una sera, mentre lavoravo in un pub, un ragazzo che frequentava il mio stesso corso di speleologia, mi informò che un nostro istruttore, Leo, stava organizzando uno stage outdoor di arrampicata di due giorni presso il Pulo di Altamura con due guide alpine. Mi fiondai convinta che sarebbe stata una bella avventura, non che sarebbe, poi, diventata la cosa più importante della mia vita. Una settimana dopo Leo, per appagare la mia già insaziabile e inspiegabile voglia di scalare, mi accompagnò al k2 indoor, la scuola di arrampicata di Putignano e il mio cervello andò immediatamente in tilt. Non so neanche perché lo feci, ma comprai tutta l’attrezzatura, senza sapere né se, né quando avrei scalato di nuovo. Per me era un modo per sentirmi più vicina a questo nuovo sport.
A Novembre del 2015 seguii un corso base di arrampicata presso la palestra k2 e dal 2016 iniziai a frequentarla assiduamente, finché il 20 Aprile 2016 il mio primo giorno a Pietra del Toro. Da quel giorno la mia vita cambiò.
Pietra del Toro è il simbolo del bouldering del Sud Italia ed è l’area che ti ha spesso vista protagonista, con la ripetizione di diversi 7C e ora il primo 8A femminile del sud con Agronomo Non Praticante. Ci puoi dire innanzitutto quale significato ha per te il bouldering e cosa rappresenta Pietra del Toro in questo?
Per me il bouldering è un mix di sensazioni positive ed è il concentrato attivo del mio benessere. Sono arrivata al punto di riuscire a convogliare tutte le mie emozioni, sia positive che negative, in un unico canale, il bouldering, che le filtra e le plasma: se sono agitata, scalare mi tranquillizza, se sono nervosa mi rasserena, se sono triste mi tira su; al tempo stesso, se sono felice, scalare triplica la mia felicità e mi arricchisce giorno dopo giorno. Scalare mi rende quotidianamente, interiormente e personalmente una persona migliore.
Pietra del Toro in tutto ciò è la ciliegina sulla torta. Ma una ciliegina squisita, la più buona che si possa mangiare.
Sono cresciuta, e vivo tutt’ora, in campagna, immersa tra le pietre di mio padre scultore e della murgia aspra di Altamura quindi per me il contatto con la natura e con la roccia è una prerogativa essenziale e vitale. Vivere a pochi chilometri da PdT in cui il connubio tra roccia e natura è splendidamente armonico, mi fa rendere conto di quanto sia fortunata!!!
Al di là della prestazione e più in generale, cosa ricerchi in arrampicata?
L’arrampicata per me è fondamentalmente due cose: ricerca costante di equilibrio e sfida personale.
Grazie a questo sport ho imparato ad ascoltare il mio corpo e i miei pensieri, ad essere sempre attenta ai piccoli dettagli, ad essere paziente, ad osservare tanto gli altri, a percepire le sensazioni che mi dà a roccia, tutti insegnamenti che traslati nella vita quotidiana aiutano anche nelle relazioni interpersonali. Sicuramente l’arrampicata per me è una terapia, diciamo che mi tiene a bada!
Dall’altra parte vivo l’arrampicata anche come una sfida personale insaziabile, sono costantemente alla ricerca del nuovo progetto per mettermi alla prova, per impegnarmi a 360° a superare i miei limiti (che si sa, per ogni blocco si scopre di averne di nuovi) e conquistarmi la mia dose di soddisfazione, per poi immediatamente impegnarmi in una nuova ricerca e così via. Chiudere un blocco per me non significa dominarlo, ma conoscerlo profondamente, entrare con esso in un contatto così intimo e personale che mi sembra di aver conosciuto una persona. Ogni realizzazione mi arricchisce spiritualmente.
Immagino che la comunità arrampicatoria del sud Italia sia più ristretta rispetto ad altre regioni e quindi è anche più difficile trovare molti altri climber con cui confrontarsi, mettersi in gioco ed inevitabilmente avere uno stimolo per migliorarsi… Questo dà quindi ancora più significato alle tue salite. Ci puoi descrivere come ti alleni, quale è la tua fonte di motivazione e come ti prepari per le tue salite?
Su questo non ti sbagli affatto. Tutta la mia motivazione arrampicatoria deriva in primo luogo da me stessa. La mia ostinazione e la mia determinazione sicuramente mi aiutano ad affrontare con grinta questo percorso, in una realtà priva di stimoli, di supporto e di confronti, specialmente con altre donne. Sinceramente? Invidio il modo in cui si vive l’arrampicata indoor al Nord…
Tuttavia, però, ci sono state delle persone che senza ombra di dubbio hanno avuto un ruolo fondamentale nel mio percorso di crescita e successivamente di formazione. Mi riferisco a Carlo, Gabri e Michi che, agli inizi sono stati per me dei punto di riferimento e delle guide. Con loro tutte le mie prime uscite, le mie prime piccole soddisfazioni e il mio primo senso di appartenenza ad una famiglia arrampicatoria. Nonostante, col tempo, i nostri rapporti si siano incrinati, avrò sempre un bel ricordo delle esperienze vissute insieme.
Da un paio d’anni a questa parte, invece, condivido la mia vita arrampicatoria (e non) con Gianluca, ormai mio allenatore personale, nonché mio primissimo sostenitore e spronatore! Molti dei miei progressi, lo ammetto, li devo ai suoi allenamenti. In arrampicata condividiamo… praticamente niente! Ed è per questo che c’è sintonia, perché ci compensiamo. Io posso aiutarlo con tacche e placche e (soprattutto) lui può aiutarmi con svasi e strapiombi!!! Alla base, l’amore incondizionato per il bouldering in generale.
Indoor mi alleno due volte a settimana e fondamentalmente scalo tutto il tempo, per circa 3, 4 ore. Uno dei due giorni sono “costretta” a fare qualche esercizio per potenziare la forza muscolare che non è proprio il mio pezzo forte!
Quali sono i tuoi progetti arrampicatori e non arrampicatori per il prossimo futuro?
I miei progetti outdoor a Pietra del Toro continueranno a darmi belle soddisfazioni ancora per un po’, sicuramente, ma spero di avere la possibilità di girare per arricchire il mio bagaglio di esperienze, oltre che per poter conoscere nuovi posti, nuovi stili, nuove rocce.
Le aspettative indoor, invece, sono molto basse perché vivere al sud è molto vincolante, sotto tanti punti di vista. Nonostante tutto, con grande imbarazzo parteciperò a tre tappe di Coppa Italia quest’anno (spero almeno non ci siano le dirette streaming!!!) Scherzi a parte, anche se non mi sento all’altezza di competizioni del genere, ho voglia di fare questo tipo di esperienze, senz’altro mi aiuteranno a crescere.
A breve Altamura avrà la sua palestra di bouldering “HIGHWALL” (grazie all’impegno e alla perseveranza di Gianluca) che in un modo o nell’altro mi vedrà coinvolta attivamente e mi darà sicuramente la possibilità di allenarmi in maniera più proficua. Come ogni inizio un po’ spaventa, ma siamo fiduciosi, sarà una cosa grandiosa in un territorio che ha bisogno di nuove iniziative, portate avanti da ragazzi strapieni di voglia di fare!
Per il resto, collaboro come grafica per un brand di abbigliamento di arrampicata, FELS e spero che anche questo progetto col tempo possa incanalarsi nella giusta direzione; frequento il biennio specialistico presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, dopo essermi laureata al corso di scenografia triennale e che dire… La vita di chi sceglie di vivere d’arte è sempre un’incertezza, un vivere in balìa delle onde. Confido nella buona sorte!!!
Caterina grazie mille per il tuo contributo e speriamo di parlare ancora di te presto!
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Intervista di Alberto “Albertaccia” Milani