
28 Giu Seb Bouin, intervista: Move, Silence e altri progetti…
Una marcia costante negli anni, ha portato il francese Seb Bouin da uno dei tanti scalatori da 9a ad uno tra i più forti al momento in circolazione, tanto che di recente ha firmato la prima ripetizione di Move, tiro di 9b/+ nella grotta norvegese di Flatanger. In particolare l’ultimo anno è stato ricco di soddisfazioni dove ha aperto e ripetuto vie di grado 9 in mezza Europa. I microfoni di Climbing Radio lo hanno raggiunto per farsi raccontare qualcosa della recente superprestazione e anche per svelare i prossimi impegni.
Ciao Seb, grazie per il tempo che ci stai dedicando. Partiamo dalla “motivazione”. Perché hai scelto proprio questo tiro?
Ho scelto Move perché qualche anno fa avevo scalato a Flatanger proprio con Adam Ondra. Era esattamente il 2013 e gli avevo fatto sicura mentre lo provava. Questo mi ha ispirato molto; l’avevo anche provata ma solo la rima parte. Allora non ero in grado di chiuderla ma Adam come sempre è stato molto stimolante. Negli ultimi anni sono riuscito a dedicarci più tempo fino a questa salita.
Quindi quest’anno è stato dedicato a Move?
Sì ma non tutto l’anno naturalmente. Anche lo scorso ci ero andato in tre occasioni e pure quest’anno avevo già fatto un viaggio. Conoscevo la prima parte dal 2013 appunto quindi si può dire che è da allora che avevo iniziato a mettere mano sulla via.
In un’altra intervista hai detto che questa via si addice molto al tuo stile e da quello che si vede nel video che hai condiviso sembri davvero a tuo agio su quel tipo di roccia…
Sì, decisamente. E’ molto lunga con vari boulder e devi arrivare a questo punto ancora con molte energie. Il mio punto di forza è che riesco ad arrivare “fresco” ancora alla fine dei tiri.
Hai adottato un allenamento specifico?
Per chiudere Move devi essere in forma in senso lato, avere una buona resistenza e molta forza soprattutto nella spalla sinistra. Ho voluto arrivare con un buono stato generale mentre lo scorso anno mi ero concentrato in particolar modo sulla forza appunto. Stavo bene ma non per “tutta” la via, solo per i suoi passi di potenza.
E stata anche, come si dice, una sfida “mentale”?
Sì, ogni progetto lo è perché ti avvicini molto al tuo limite. Quest’anno ho fatto molte altre vie dure, un 9b e vari 9a, e hanno funzionato anche loro dal punto di vista mentale perché ti mettono in uno stato positivo. Se ti chiudi in una palestra, sviluppi sì tanta forza, ma non ti stai realmente preparando ad una via.
Qual è il prossimo progetto?
Ora sto lavorando ad una via in Verdon che abbiamo chiamato La Rage d’Adam (La Rabbia di Adam) perché lo ha provato anche Ondra e non è venuto a capo. E’ molto duro. Adam dice forse dalle parti de La Dura Dura. Poi ho dato un’occhiata a Silence, ho provato giusto qualche passaggio ma nulla di impegnativo e vorrei provare anche proprio La Dura Dura il prossimo inverno.
Dopo tanti viaggi, qual pensi possa essere la tua zona di arrampicata preferita?
Beh, dire il Verdon. Sicuramente.
Intervista Marco Pandocchi
Interprete Matteo Maraone