Scialpinismo solo con la guida in Valle d’Aosta - Up-Climbing

Scialpinismo solo con la guida in Valle d’Aosta

Da domani in Valle d’Aosta si fa scialpinismo solo con la guida alpina.

Il presidente della Regione, attualmente classificata come “zona arancione”, firmerà un’ordinanza che permette ai residenti di effettuare gite con le ciaspole anche fuori dai Comuni di residenza. Questo tipo di attività è ritenuto innocuo dal punto di vista del virus perché non “crea assembramenti” e anche a basso rischio traumi, in quanto paragonabile alla “semplice passeggiata”. Lo scialpinismo invece sarà vietato perché troppo pericoloso. Secondo Erik Lavevaz, presidente della Regione, la chiusura degli impianti da sci alpino potrebbe avere come conseguenza l’aumento dei praticanti lo scialpinismo e la presenza di troppi “avventurieri” in montagna. Le autorità temono soprattutto eventuali incidenti in valanga perché ritengono che al momento la risposta del sistema sanitario non sarebbe adeguata. Sarà possibile fare scialpinismo solo se accompagnati da una guida.

Questo provvedimento appare inquietante perché costituisce un pericoloso precedente legale di limitazione della libertà di movimento in montagna, concedendo di fatto l’esclusiva ai professionisti. Certamente il contesto storico è quello dell’emergenza e il provvedimento ha un preciso orizzonte temporale. I valdostani però si domandano se, allo scadere della “zona arancione”, potranno riappropriarsi o meno del loro diritto allo sport, come avviene nelle “zone gialle”.

Nel frattempo si moltiplicano limiti e divieti nel nome della “sicurezza”. Un’ordinanza del Comune di Valli del Pasubio vieta escursioni e sci al di sopra dei 1300 metri fino a nuovo ordine per “marcato pericolo valanghe”. Un’ordinanza piuttosto inedita – di solito con pericolo valanghe vengono chiuse le strade – e sproporzionata al pericolo. Con pericolo 3-marcato, secondo tutti i più moderni metodi di riduzione del rischio, è possibile muoversi in montagna senza correre pericoli significativi, a condizione di scegliere adeguatamente i percorsi.

DI fronte a tutte queste limitazioni nel nome della sicurezza assoluta è naturale interrogarsi sulla possibile evoluzione futura degli sport di montagna. Lo scialpinismo, come anche l’alpinismo e l’arrampicata, non è nato per chi ama stare a casa in sicurezza. Una minima assunzione di rischio – consapevole, ragionato, ma pur sempre rischio – è intrinseca nella pratica di tali attività, specialmente a un livello medio/alto.

A emergenza ridotta o cessata saremo capaci di riappropriarci della libertà di rischiare, quindi anche di evolvere e migliorare, oppure il valore dominante resterà quello della sicurezza? Se prevarrà la seconda ipotesi, gli sport di montagna andranno incontro a un sicuro decadimento.

Marco Romelli

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