Anche Sophie Lavaud sul K2 - Up-Climbing

Anche Sophie Lavaud sul K2

Il 21 luglio Sophie Lavaud ha raggiunto la cima del K2.

Sophie Lavaud è una nota alpinista e himalaista di nazionalià francese, svizzera e canadese. Il K2 è il suo ottavo Ottomila. Tra le imprese già riuscite ci sono ShishaPangma, Cho Oyu, Makalu, Gasherbrum II, Broad Peak, Manaslu ed Everest. L’avventura di Sophie sull’Everest è stata filmata da François Damilano nel documentario On va marcher sur l’Everest.

Sophie Lavaud aveva già tentato il K2 nel 2016, senza successo. Questa volta, malgrado le condizioni meteo instabili, è riuscita nell’impresa. Riportiamo il simpatico racconto della sua scalata tratto dalla sua pagina Facebook.

Il 16 luglio siamo saliti al C1, il 17 al C2. Superiamo la House Chimney appena prima dell’arrivo del maltempo e ci rifugiamo nella tendina che condivido con Vibriana e Nima. Il 18, coperti da grossi piumini, saliamo al C3. Mi ricordavo di aver faticato durante il mio tentativo del 2016, ma quest’anno le condizioni su questa famigerata “black pyramide” sono ancora peggiori. A metà strada, con il vento che soffia a raffiche e una forte nevicata in atto, la maggior parte del gruppo decide di fermarsi e improvvisare un campo intermedio. Noi quattro con i nostri Sherpa siamo i soli a continuare fino al C3, a 7350 m. Ci vorranno 9 ore e mezza per arrivarci. Là poi occorre rifare le piazzole, montare le tende, fare l’acqua e mangiare qualcosa prima di dormire.
Inutile continuare finché non ci sono informazioni dalla “fixing team”, incaricata di fissare le corde sul famigerato canalone del Bottleneck. Senza le corde non si può fare niente! Decidiamo di restare ventiquattr’ore al C3, permettendo al resto della squadra di raggiungerci e alla “fixing team” di continuare il suo lavoro. Nel pomeriggio gira la voce che il tempo sia troppo cattivo e la “fixing team” stia scendendo. Un’esperienza che ho già vissuto! Poi la voce si smentisce, gli Sherpa si organizzano e la salita al C4 per il giorno dopo è confermata!
Il 20 luglio montiamo le tende al C4 situato a 7615 m. Restano ancora 1000 m di dislivello… La “fixing team” riparte verso le 14, noi ci prepariamo e partiamo verso le 20 e 30. La prima parte della notte è monotona, lunghi pendii nevosi da risalire, poi il terreno si fa più ripido e misto. Stacco Nima durante la notte e attacco da sola la traversata sotto il seracco del Bottleneck, dicendomi che mi raggiungerà senza problemi. Poi ecco il famoso canalone. L’inizio è in buone condizioni, con una grossa traccia su neve, dopo si fa sempre più ripido e tutto su ghiaccio. Picca, jumar, rampone destro, rapone sinistro, picca, jumar ecc… non pensare, continuare, picca, jumar, ramponi… grazie al cielo c’è la corda fissa… penso a Lama, Lakpa e Mingma che l’hanno attrezzata qualche ora prima, sono loro gli eroi!… Mi fanno male i polpacci, è interminabile! Poi finalmente arrivo al colle, molto affaticata e senza fiato. Uno Sherpa mi dice: “your ox bottle empty didi!” … Bene, non devo fare altro che aspettare Nima! Il sole sorge in quel momento, vedo la cresta sommitale, mi dico… ce la farò!
Con Nima arriviamo in vetta alle 8 e 15. Siamo una ventina sulla cima, a gustare questo momento. Foto, video, lacrime, abbracci… Siamo rimasti circa 20 minuti in vetta prima di un nuovo cambiamento del tempo. Al colle, prima di iniziare la discesa, la nebbia era già dappertutto. La pericolosità di questi luoghi si conferma nuovamente, un membro della spedizione giapponese è caduto nel Bottleneck e ha perso la vita due giorni fa in questo punto.
Al C4, riposo un po’… Alle 21 e 3500 m più in basso, raggiungo il campo base con Noel, Ali e Pemba… Noel mi dice “you walk like a drunk woman”! Affaticamento totale, questo è certo, ma ho comunque trovato l’energia di mangiare un Dhal Bhat prima di crollare nella mia tenda!

Fonte: pagina Facebook di Sophie Lavaud.

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