08 Mag Donne d’alta quota
Quest’anno ben quattro fortissime alpiniste ambiscono alla vetta del Kangchenjunga, terza montagna più alta della terra e con il primato del più lungo sviluppo dal campo base alla cima: l’italiana Nives Meroi, la spagnola Edurne Pasaban, la coreana Oh Eun-sun e la polacca Kinga Baranowska. Nives ha all’attivo 11 ottomila tutti scalati senza ausilio dell’ossigeno; il Kangchenjunga era la sua meta originaria quando lo scorso marzo è atterrata a Katmandu, ma dopo due settimane di attesa bloccata dagli scioperi in atto nel paese aveva deciso di dirigersi all’Annapurna. Le pessime condizoni della montagna le hanno però imposto di ritornare sui suoi passi e ora si trova al campo base del Kangchenjunga.
Edurne Pasaban ha scalato 11 ottomila e per completarli tutti e 14 le mancano Kangchenjunga, Shisha Pangma e Annapurna.
La polacca Kinga Baranowska ha scalato fino ad oggi Dhaulagiri, Cho Oyu, Broad Peak, Nanga Parbat e Manaslu.
La coreana Oh Eun-sun è divenuta l’anno scorso la prima donna a scalare 4 ottomila in un anno senza ossigeno; ha all’attivo 9 ottomila e ha dichiarato di volere scalarli tutti entro il 2010.
Fino ad oggi il Kangchenjunga è stato salito solo da 2 donne, Ginette Harrison nel 1998 e Gerlinde Kaltenbrunner nel maggio del 2006. La grande scalatrice polacca Wanda Rutkiewicz scomparve sulla montagna nel maggio 1992 dopo essere stata avvistata da un membro della sua spedizione a 300 metri dalla cima: sfinita, priva di cibo aveva deciso di bivaccare senza tenda e di raggiungere la vetta il giorno dopo. Non fu più rivista. Aveva all’attivo otto 8000, tra i quali la sud dell’Annapurna in solitaria.
Ginette Harrison, nata nel 1958, scalò l’Everest e il Kangchenjunga poi morì sotto una valanga al Dhaulagiri nel 1999.
Al momento Edurne Pasaban è già arrivata a 7000 metri ed è ridiscesa, grazie anche alla permanenza in zona che dura ormai da alcune settimane e che le ha consentito di acquisire un ottimo acclimatamento.
m.s.