09 Giu Giuliano De Marchi muore sull’Antelao
Lo scorso 5 giugno, Giuliano si era diretto sull’Antelao, nelle Dolomiti cadorine, per una gita solitaria di scialpinismo. A sera non è rientrato e sono così cominciate le ricerche, ostacolate dal maltempo. Lo hanno trovato due giorni dopo in fondo ad un canalone con le pelli ancora appiccicate agli sci.
Scompare così a 62 anni un alpinista di spessore e discrezione non comuni, ma soprattutto una bella persona. Nato a Conegliano Veneto nel 1947, ma bellunese d’adozione, Giuliano De Marchi che di professione era medico urologo presso l’ospedale di Belluno, aveva arrampicato un po’ dappertutto, a cominciare dalle Dolomiti dove aveva aperto anche parecchi itinerari e portato a termine prime invernali di prestigio. Nel suo percorso alpinistico figuravano vie in Yosemite, in Canada, in Alaska e in Himalaya.
3 ottomila al suo attivo più svariati tentativi non coronati con la cima, come nel 1991 con la spedizione al Norton Couloir dell’Everest guidata da Oreste Forno, quando Giuliano si era speso senza riserve per aiutare l’amico Fausto De Stefani colpito da edema a 8350m, riportando lui stesso congelamenti che determinarono l’amputazione di alcune dita.
La sua ultima “escursione” di rilievo lo aveva portato, nell’aprile del 2007 con l’amico Michele Barbiero, a percorrere le lande ghiacciate alaskane, nella prima traversata italiana del Mc Kinley 6194m da nord a ovest. 120 km di avventura in perfetto stile alpino, compresa la cima della montagna più alta del nord America.
Il report di quest’avventura, così sobrio ed essenziale che riportava ad un alpinismo pionieristico ha lasciato il segno nel mondo verticale, nell’epoca della spettacolarizzazione e della banalizzazione degli exploit.
Accademico del CAI e tra i fondatori di Mountain Wilderness, nel 2005 è stato premiato, assieme allo scrittore Mario Rigoni Stern, con il Pelmo d’oro.
Il ricordo di Reinhold Messner
"Conoscevo da 30 anni Giuliano: abbiamo fatto diverse spedizioni assieme. Speravo fosse in qualche riparo. Ho un ottimo ricordo della spedizione sul Makalu. Poi penso al suo carattere sempre felice e aperto, alle sue risate: quando vedo Giuliano lo vedo sempre ridere, contento. Anche come medico era uno molto positivo: lui ha sempre vissuto di notizie positive, lasciava sempre un sentimento positivo intorno a lui".
ms