
14 Giu Installate due stazioni scientifiche sull’Everest
Il team della “National Geographic and Rolex’s Perpetual Planet Extreme Expedition” ha installato due stazioni scientifiche sull’Everest.
Gli apparecchi automatici, fissati rispettivamente a 8430 m (“Balcony Station”) e 7945 m (“South Col Station”) sulla via per il Colle Sud, sono i più alti del mondo. I dati rilevati da questi strumenti saranno trasmessi via satellite e serviranno a studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai delle regioni montuose più elevate.
Secondo Paul Mayewski, direttore della Climate Change Institute alla University of Maine e capo scientifico della spedizione, «Questa è una delle aree continentali del mondo che si stanno riscaldando più velocemente, ma non sappiamo cosa sta succedendo veramente oltre i 5000 metri e queste montagne sono la riserva d’acqua del pianeta. Circa il 20-25 percento della popolazione mondiale dipende dall’acqua dell’Himalaya». La comprensione dei processi in atto è fondamentale per affrontare al meglio i loro effetti.
«Il cambiamento del clima è una delle sfide più grandi che l’umanità si trova ad affrontare e c’è ancora molto da imparare su come questo cambiamento ha già alterato il mondo, dalle profondità dell’oceano alle montagne più alte» ha affermato Jonathan Baillie, vice presidente esecutivo e capo scientifico della National Geographic Society.
Oltre a installare le due stazioni “estreme”, gli scienziati hanno effettuato numerosi rilevamenti e prelevato campioni. Il campo di ricerca della spedizione è stato a tutti gli effetti multidisciplinare e ha coinvolto geologi, glaciologi, biologi, cartografi e studiosi del clima.
Tutte queste operazioni hanno richiesto sforzi notevoli. «Gli alpinisti sperano solo di raggiungere la cima, farsi qualche selfie e scendere il più velocemente possibile» spiega Pete Athans, “climbing leader” del team scientifico. Aggiungere alla scalata il lavoro scientifico con il trasporto delle attrezzature, il complicato assemblaggio e il lavoro dei campionamenti «è come fermarsi in vetta e cercare di montare un’auto».
Ulteriori informazioni sulla spedizione scientifica si trovano qui.