
09 Mar La Flaca, 155 m, AI5, M6, IV & The fat side of the groove, 750 m, AI5, M7, IV+
Pochi giorni dopo l’apertura di “Jaia”, Santiago Padrós e Diego Toigo sono tornati sulla nord del Pelf, questa volta con Mirco Grasso e Tommaso Lamantia. Le due cordate hanno tracciato altre due vie nuove, “La Flaca” e “The fat side of the groove”.
C’era ancora questo nastro che a me e Diego era rimasto impresso nella mente e nel cuore… Non vogliamo perdere l’occasione e invitiamo altri due colleghi per realizzare l’avventura in compagnia. Questa volta ci accompagnano Mirco Grasso e Tommaso Lamantia, arrivato dall’ Ovest!Riusciamo a fare l’avvicinamento più comodo, la parete ha perso un po’ di neve a causa del caldo di domenica e lunedì scorso, comunque rimane un campo di gioco infinito.Diego e io abbiamo deciso il nostro obiettivo. Mirco e Tommy, con diverse idee in testa, decideranno sul posto la linea che vorranno salire.Verso le nove del mattino dividiamo le cordate per iniziare le nostre “meditazioni”. Ci ritroviamo tutti insieme solo alle 16:00 come degli orologi svizzeri puntuali sulla cresta! Le emozioni si respirano nell’aria, un vento gelido e dei fiocchi dispersi accompagnano quella cresta alpina, che ci conduce all’anticima dal Monte Pelf verso le 17:30 del pomeriggio. Il resto sono 1300 m di dislivello fino alla macchina parcheggiata al mattino in Cajada.
Santi Padrós (TrangoWorld)
Sono quasi le sei di sera, siamo tutti e quattro in cima al Monte Pelf ad abbracciarci e a urlare di gioia contro il vento. In realtà non ci eravamo inventati nulla, non avevamo fatto altro che seguire due evidentissime linee di ghiaccio che scendevano dalla cresta fino alla base della parete nord.Come ci aspettavamo tutta la via è da scalare e alcuni tiri presentano pure un bell’ingaggio tecnico, solo verso la fine la parete si abbatte e calano le difficoltà. Saliamo fino in cresta sempre a tiri salvo qualche tratto in simultanea per essere più veloci.Un’altra bellissima salita che questo strano inverno ci ha regalato.
Mirco Grasso (Karpos)
…Santi e Diego cominciano a scalare sul lato sinistro, mentre io e Mirco seguiamo una linea evidente in centro parete. La salita si rivela molto interessante con ogni tipo di terreno alpino e, dopo un lungo viaggio nel cuore della montagna, ci troviamo sulla cresta sotto all’anticima. I metri fatti fino a qui sono tanti e ce li siamo siamo goduti tutti, ma ci rendiamo conto che non è ancora finita. Questa esposta cresta dapprima su pessima roccia e poi su neve ci porta a una spalla dove cominciamo l’intensa discesa.Il nome che scegliamo è un omaggio a un album capolavoro uscito negli stessi giorni quasi mezzo secolo fa. Questo è la nostra rivisitazione del lato oscuro del Pelf.
Tommaso Lamantia (Salomon, Suunto, BlueIce e DF sportspecialist)
Materiale: classico da ghiaccio e misto. 5-6 viti per cordata e un set di Totems fino num. 2 (giallo), raddoppiare i medi. Qualche chiodo può essere utile.
Accesso: da Longarone (BL) raggiungere e oltrepassare Soffranco in direzione del Ponte de la Costa Granda. Parcheggiare nelle vicinanze, in corrispondenza della partenza dal sentiero 527. Salire per il sentiero 527 fino al Circo del Fontanon. Individuare il costone che porta sotto la parete della Costa della Nona (quota 1300 m ca.), seguirlo fino trovare la neve, quindi salire al meglio puntando alla parte alta del circo e alla linea segnata nella foto. Contare 3 ore di avvicinamento dalla fine della Val Grisol, 1100 m D+ ca.
Relazione: vedere immagini qui sopra. Si accede a “La Flaca” scalando un tiro di 60 m di WI4+ e continuando neve fino alla base dal nastro ghiacciato.
Discesa: dalla fine degli itinerari seguire facilmente la cresta (neve) in direzione ovest fino a una torre rocciosa. Superarla con un tiro di IV+ su roccia cattiva. Un po’ di saliscendi portano a un’altra torre, dopo la quale si scende fino a una forcella e si prosegue interamente su neve fino all’anticima del Monte Pelf. In funzione delle condizioni della neve contare da 1 a 2 ore per raggiungere l’anticima. Da lì scendere verso il Pian di Cajada per il sentiero 511 (2 ore). Vedere anche la relazione di “Jaia” qui.
Attenzione: con neve non assestata o abbondante la salita può essere impossibile e molto pericolosa per le valanghe. Lo stesso si può dire per la discesa.
Informazioni e immagini fornite da Santiago Padrós.