Incidente Pigne d'Arolla: "Adesso ho capito cos’è l’inferno" - Up-Climbing

Incidente Pigne d’Arolla: “Adesso ho capito cos’è l’inferno”

“Adesso ho capito cos’è l’inferno, è quella cosa lì, non può essere altro che quel freddo lì e una notte come quella”. A parlare è Tommaso Piccioli, uno dei sopravvissuti alla terribile vicenda che ieri, in uno dei 4 incidenti mortali che si sono verificati sulle Alpi, è costato la vita a 6 scialpinisti. Architetto di Milano, Piccioli ha trascorso la notte muovendosi il più possibile in mezzo alla tormenta, agitando braccia e gambe, nel tentativo difficile di scaldarsi. Così ha fatto anche con qualche compagno ma solo con quelli più vicini mentre altri non erano nemmeno visibili.

A rendere ancora più difficile la situazione, la consapevolezza di essere a poche centinaia di metri dal rifugio ma che in quelle situazioni diventano una distanza pazzesca, impossibile da percorrere in quelle condizioni. Ma non mancano le critiche a come è stata condotta l’escursione. Piccioli ha dichiarato che è stato un errore fin dal principio condurre una uscita simile sapendo che alle 10 sarebbe diventato brutto e che durante l’ascesa, si sarebbero persi quattro e cinque volte a causa del meteo avverso, fino alla decisione di provare a condurre lui stesso il gruppo poiché era il solo a disporre di un GPS funzionante. Infine la scelta sbagliata secondo lui di aver scelto una sella per provare a trovare riparo. La zona è prevalentemente rocciosa e non si poteva scavare nella neve per ripararsi dal maltempo e dalle raffiche di vento e ghiaccio.

Trascorsa in qualche maniera la notte, Tommaso e l’escursionista tedesca con la quale aveva passato quelle ore infami, sono riusciti a richiamare l’attenzione di altri due scialpinisti che hanno chiamato i soccorsi. L’elicottero giunto sul luogo, non ha potuto fare altro che calare un operatore con un verricello e recuperare uno a uno i sopravvissuti. “Solo l’esperienza mi ha salvato” conclude l’architetto che mantenendosi in movimento e senza addormentarsi, si è salvato.

Giovanni Paolucci, fratello di Elisabetta, morta durante quelle ore drammatica, riporta in aggiunta che il percorso era stato cambiato nella speranza di raggiungere il rifugio ancora col bel tempo. Verso le ore 9 in effetti, Giovanni sostiene che le alcune foto mostrassero ancora bel tempo mentre solo due ore dopo si sarebbe scatenata la bufera con raffiche a 100 km/h.

news corriere.it/lavocedelnordest.eu

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