
18 Lug Smettiamola con la politica del terrore in montagna
Leggo l’articolo su “La Stampa”:
Una montagna di Dilettanti invade ogni giorno le Alpi
Senza attrezzature e preparazione. Le guide: “Non ci ascoltano più”
È l’ennesimo articolo che grida contro i dilettanti, intanto la gente in montagna non ci va più. Come nell’articolo che commento, si continua a gridare contro i filmati che possono “spingere le persone sulla verticalità senza tenere in conto il pericolo”, e a ribadire alla nausea che “la montagna è pericolosa”. Intanto la gente in montagna non ci va più.
Andate a fare un giro in Dolomiti, troverete solo anziani. Provate a fare una via in Marmolada, rischiate, anche in una domenica di luglio, di non trovare nessuno, nonostante siano stati aperti itinerari a fix. Le vie del Monte Bianco da anni ormai sono pochissimo frequentate, soprattutto rispetto a qualche decennio fa, quando l’attrezzatura garantiva molta meno sicurezza. L’elenco potrebbe continuare a lungo, potrei citarvi la Val Masino, ma preferisco portarvi un dato tecnico: il calo secco di vendita di atttrezzatura alpinistica a favore di quella da falesia.
Non so se è tutto frutto di questa politica del terrore, di questa aggressione dei professionisti nei confronti dei dilettanti, ma certo ha contribuito pesantemente. Oggi in pochi si sentono all’altezza di mettersi un po’ in gioco.
Io spezzo una lancia a favore dei diletanti, perchè i dilettanti sono l’anima dell’alpinismo. Dilettante è colui che fa alpinismo per diletto, senza un fine economico, e si contrappone ai professionisti che lo fanno per lucro. Speriamo di poter dire “anche” per lucro. Perchè chi fa il professionista della montagna senza averlo fatto per diletto, ma solo per la pecunia, peste lo colga. Chi tra i professionisti non è stato a sua volta dilettante? Chi, anche dopo un corso CAI (altri dilettanti) non ha imparato sulla sua pelle a crescere come alpinista, prendendosi i suoi rischi?
Ad andare in montagna si impara anche sbagliando, scagli la prima pietra chi non ha mai fatto un azzardo o non ha rischiato oltre la soglia per un banale errore. In montagna si impara a piccoli passi, si chiama esperienza. Quasi nulla è quello che si impara ad un corso rispetto a quello che ti dà l’esperienza dell’andare in montanga. È giusto che chi vuole praticare la montagna per diletto, lo possa fare, a piccoli passi, a piccoli rischi consapevoli, ma possa andare per imparare e diventare un alpinista esperto.
La montagna è periocolosa, è a volte fatale, ma chi ama l’avventura sa che è un tema da affrontare. Non sarà mai possibile (e sarebbe la morte dell’alpinismo) arrivare alla sicurezza, la montanga non è un salotto. E i professionisti, tra cui i tanti morti di quest’anno, lo sanno o lo sapevano bene.
Smettiamola con la politica del terrore, che non porta nulla di buono, neppure ai professionisti della montagna.
Lasciate ai dilettanti il loro spazio.
Cap