The Ice Watchmen - Up-Climbing

The Ice Watchmen

The Ice Watchmen si è aggiudicato il Premio Cassin (sezione Orobie e montagne di Lombardia) all’Orobie Film Festival, l’evento dedicato al cinema di montagna che si è concluso sabato 26 gennaio a Bergamo.

The Ice Watchmen, realizzato da Fabio Olivotti, ha lo scopo di far conoscere le attività dell’SGL, il Servizio Glaciologico Lombardo: un’associazione senza scopo di lucro e composta da volontari che si occupa di monitorare e studiare l’evoluzione dei ghiacciai lombardi.

Fabio Olivotti racconta:

Ho conosciuto il servizio glaciologico all’università, ero interessato al tema del cambiamento climatico e degli effetti che esso ha sui ghiacciai di tutto il mondo. Nel 2013 ho seguito il corso di formazione per operatore glaciologico promosso dall’SGL e ho partecipato a qualche missione di monitoraggio. Mi sono subito reso conto dell’immenso lavoro svolto da pochi ma motivatissimi volontari e dell’importanza della completezza e continuità dei rilievi.
Nel frattempo mi sono avvicinato da autodidatta al mondo delle riprese e dei montaggi video, con l’iniziale scopo di condividere e ricordare con gli amici ciò vedevo e vivevo nelle mie avventure in montagna e non solo. I video mi permettevano di avvicinare ancora di più lo spettatore alla bellezza dei luoghi e alle emozioni che si provavano, difficili da raccontare a parole.
L’anno scorso, con il progredire del dibattito sui cambiamenti climatici, mi sono subito reso conto che una realtà volontaristica come quella del SGL doveva avere la giusta visibilità. Ho quindi unito la mia passione per i video e per la montagna alle attività dell’associazione per creare un piccolo documentario che raccontasse in maniera semplice e appassionata il lavoro dei volontari. Così è nato “The Ice Watchmen” (i guardiani del ghiaccio), uno sguardo inedito su una lunga e intensa giornata di rilievi sul Ghiacciaio del Lupo, nelle Orobie Valtellinesi. Dieci minuti che vogliono raccontare lo spirito, l’impegno, la professionalità e la passione di queste persone che ogni anno, e più volte durante l’anno, raggiungono con fatica i principali ghiacciai lombardi raccogliendo dati e informazioni utili per tutti noi. Dieci minuti in cui la sceneggiatura è dettata dal corso della giornata e dal programma dei rilievi da effettuare, dove il regista ha prima di tutto il compito di aiutare nelle attività sul campo, dove non ci sono attori ma solo protagonisti.

Davvero in SGL siete tutti volontari?!

Si, siamo davvero tutti volontari e quella che si vede nel video è solo una delle decine di uscite che ogni anno facciamo, oltre ad altre attività di divulgazione ecc. Davvero la punta di un iceberg rispetto all’immenso lavoro svolto. I dati che, da più di 30 anni, stiamo raccogliendo su alcuni ghiacciai vengono inviati ogni anno al World Glacier Monitoring Service (WGMS), il servizio glaciologico mondiale, e vengono utilizzati per studi e pubblicazioni in tutto il mondo grazie alla loro grande valenza scientifica.

Secondo te esiste una sensibilità ambientale?

Dipende da cosa si intende per sensibilità. Sicuramente tutti siamo sensibili nei confronti dell’ambiente inteso come le emozioni che la natura e il paesaggio ci possono dare. Il problema è che spesso l’ambiente viene dato per scontato, qualcosa che c’è e di cui non dobbiamo occuparci. L’ambiente viene ridotto a uno strumento per rilassarsi, per fare sport, ma anche per fare impresa e produrre. Pochi si rendono conto che in realtà l’ambiente è la base, è il punto di partenza per la vita e per l’equilibrio del nostro stare al mondo. I veri strumenti, quelli che devono essere fatti in equilibrio e nel rispetto dell’ambiente, sono tutto il resto: le case, le strade, le fabbriche ecc.
Il punto è questo, le persone hanno bisogno dell’ambiente ma non hanno tempo, voglia e in alcuni casi cultura per prendersene cura in prima persona… anzi a volte l’ambiente è vissuto come intralcio… occorre rispettare leggi, regolamenti, pagare tasse per i rifiuti ecc.

La sensibilità ambientale è più marcata tra alpinisti/scalatori/escursionisti?

Sicuramente tra gli alpinisti la sensibilità intesa come preoccupazione di mantenere, prendersi cura e valorizzare l’ambiente è ben superiore rispetto ad altri contesti e sport, ma purtroppo anche qui si assiste sempre più spesso a comportamenti che nulla hanno a che fare con questo approccio. Gli esempi sono molteplici ma si possono riassumere tutti nella grande categoria di chi afferma “l’ambiente deve essere sempre a disposizione quando ne ho bisogno, a tutti i costi”. Mi vengono in mente per esempio alcune recenti iniziative di ciaspolate che hanno avuto luogo, malgrado l’assenza di neve, grazie alla “materia prima” portata con i camion dalle quote superiori! E poi i rifiuti lasciati in giro e la ricerca della comodità ovunque, il rifugio che ci cucina quello che vogliamo anche se per servire noi inquina e consuma inutilmente risorse preziose…

Secondo te le persone, specialmente gli alpinisti, sono davvero coscienti del cambiamento climatico e delle sue conseguenze?

In generale penso di sì, per lo meno in modo superficiale. In pochi approfondiscono, ma è difficile non rendersi conto dei cambiamenti… Uno dei problemi dei cambiamenti climatici è che spesso ne cogliamo gli effetti in maniera dilazionata. Non ce ne rendiamo subito conto ma piano piano (anzi negli ultimi anni, soprattutto nel caso dei nostri ghiacciai, anche in modo marcatamente accelerato) l’ambiente intorno a noi cambia. Possiamo e dobbiamo provare ad adattarci agli effetti del cambiamento ma è importante anche comprenderne le cause per intervenire prima che le conseguenze siano drammatiche.

Dichiararsi sensibili ai temi ecologici è solo un modo per acquisire popolarità sui social?

Sinceramente credo di no. Gli arrampicatori, gli alpinisti e i frequentatori delle montagne in generale quando vogliono acquisire popolarità sui social condividono le loro esperienze e mettono in mostra le loro imprese. Più spesso sono le aziende ad abusare della parola ambiente.

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