14 Mag 13 maggio 2009 muore Achille Compagnoni
E’ morto Achille Compagnoni il 13 maggio all’ospedale di Aosta, all’età di 94 anni, che con Lino Lacedelli fu il primo uomo a mettere piede sulla cima del K2 (8611m) il 31 luglio del 1954. Il K2 è la seconda montagna più alta del pianeta, ma sicuramente la prima per difficoltà tecnica. Era nato a Santa Caterina Valfurva, in Valtellina, il 26 settembre del 1914. E’ stato anche campione italiano di sci nordico e Guida Alpina. Viveva ormai da molti anni a Cervinia dove gestiva un albergo e faceva il maestro di sci. Cavaliere di Gran Croce ordine al merito della Repubblica Italiana. Medaglia d’oro al valor civile.
La sua notorietà nel mondo dell’alpinismo deriva indubbiamente dal successo al K2 nella colossale spedizione nazionale italiana al gigante himalayano, allora ancora inscalato. In quella circostanza Compagnoni rivestì un ruolo di preminenza come braccio destro del “grande capo” il Professor Ardito Desio, che lo aveva voluto nella squadra per la sua non comune resistenza alla fatica. Attaccarono sulla linea esplorata nel 1909 dal conte Amedeo d’Aosta, Duca degli Abruzzi e che in suo onore è passato alla storia come Sperone Abruzzi.
Purtroppo quella fu una pagina non limpida per l’alpinismo italiano che, se da un lato colse un successo di portata mondiale, dall’altro coprì con menzogne, omissioni e ipocrisia il modo con cui l’obiettivo era stato raggiunto. Accadde infatti che in uno degli ultimi e decisivi atti della scalata, Walter Bonatti (allora ventiquattrenne) e lo sherpa Mahdi incaricati dal capo spedizione di portare le bombole di ossigeno per l’ultimo tratto di parete alla cordata Lacedelli/Compagnoni, non li trovarono nel punto concordato, dove avrebbero dovuto aver montato il campo in grado di ospitare anche loro due, in attesa dell’ultimo balzo verso la vetta.
Solo gridando allo spasimo riuscirono a contattare Compagnoni e Lacedelli che, piantata la tenda ad una quota più alta e deliberatamente fuori dalla linea di salita, dissero a Bonatti di lasciare sul posto l’ossigeno e scendere al campo inferiore. L’oscurità imminente e il pericoloso tratto da percorrere per tornare indietro difficilmente li avrebbe salvati da una caduta fatale, e così Bonatti e Mahdi furono costretti a bivaccare, abbondantemente sopra gli 8000 metri senza nessun tipo di riparo, solo con i vestiti che avevano indosso: un’esperienza ai limiti della sopravvivenza.
Mahdi riportò gravissimi congelamenti e l’amputazione di tutte le dita dei piedi, mentre Bonatti ne uscì devastato più nell’animo che nel fisico, specie quando, a obiettivo raggiunto, il capo spedizione mise tutto a tacere per non oscurare la vittoria gloriosa.
Negli anni che seguirono Walter Bonatti, proseguì il suo cammino verticale diventando uno dei più audaci e geniali scalatori di tutti i tempi. Achille Compagnoni si ritirò in Valtournenche ai piedi del Cervino a fare la Guida e il maestro di sci.
Nel 2004 ci fu una revisione dei fatti del K2 da parte di una commissione del CAI che riconobbe gli errori e le omissioni del 1954.
Lino Lacedelli, ora unico superstite della straordinaria scalata alla cima, nel 2004 ha dato alle stampe il libro K2 il prezzo della conquista dove ha sconfessato quanto scritto nella relazione di Ardito Desio riguardo alle bombole d’ossigeno e fa risalire solo a pochi minuti prima di giungere in vetta (quindi intorno a quota 8600) l’esaurimento delle stesse.
Ad Achille Compagnoni bisogna riconoscere la coerenza fino alla fine: anche a “prove alla mano” non ha retrocesso di un millimetro, anzi- dopo Uomini sul K2. del 1958 – ha scritto nel 2004 un secondo libro K2: conquista italiana tra storia e memoria, dove ribadiva i vecchi concetti e celebrava i fasti di un alpinismo d’antan.
Se ne va così uno degli ultimi testimoni di un’epoca alpinistica che non c’è più, ma che sicuramente ha contribuito all’evoluzione di un mondo che ancor oggi non trova equilibrio tra la voglia di tornare alle origini, ai Mummery e ai Buhl, e la banalizzazione degli exploit dell’era di internet.
« Come già sopra evidenziato, l’impresa di Compagnoni e Lacedelli fu già di per sè straordinaria anche in tale nuova versione storico-critica: essa verrebbe sminuita qualora venisse eroicizzata con racconti di arbitraria immaginarietà (rendendo, tra l’altro, tale versione inaccettabile nello scenario della cultura alpinistica internazionale verso la quale il CAI ha da curare responsabilmente una sua rilevante autorità: quanto mai inopportuno sarebbe avallare o lasciar credere versioni che implicano, in maniera più o meno ambigua, un raggiungimento della vetta del K2 senza ossigeno, quale si è qui più sopra dimostrato del tutto inaccettabile dal punto di vista critico-storico). »
pag. 62 di F. Maraini, A. Monticone, L. Zanzi (i "tre saggi" nominati dal CAI): K2 Una storia finita. 141 pp, Priuli&Verlucca Ed., Scarmagno (TO), Dicembre 2007
"Achille era un alpinista molto forte fisicamente, tanto cuore e tanti polmoni" ha detto Reinhold Messner – rimproverandogli di non aver però mai riconosciuto i meriti di Bonatti.
E Walter Bonatti, raggiunto dai cronisti ha affermato: "Non ho nulla da dire".
m.s.
K2 una storia finita, da www.gazzetta.it