Che avventura il Berni! - Up-Climbing

Che avventura il Berni!

Bernardo Rivadossi ha salito Adventure Time in single push, sulla parete della Meridiana in Val Torrone, un capolavoro firmato Simone Pedeferri.

Berni è uno che di parole ne fa poche e preferisce agire, ma noi lo abbiamo intercettato e, dietro lauto compenso, ci ha raccontato la sua Adventure Time.

“Son trascorsi circa vent’anni da quando passai la prima volta dalla Val Torrone per salire al Picco Luigi Amedeo e a poco più di metà strada una parete enorme solcata da un tetto gigante mi si presentò davanti agli occhi. Tornato a casa spulciai la guida e vidi che si trattava della parete della Meridiana dove passavano solo un paio di vie d’artificiale e una in particolare s’inoltrava sul ciclopico tetto seguendo una fessura diagonale. Restai impressionato dalla linea e per un attimo mi chiesi se fosse possibile passare da lì in libera ma subito scacciai il pensiero malsano dalla testa. Passarono parecchi anni e molte pareti sotto le mani così la voglia di posti nuovi mi portó in Yosemite. Nella mecca del granito e delle fessure ,mi divertii e imparai molto ma soprattutto a livello mentale mi si aprì un mondo nuovo e capii che anche sul nostro granito con la mentalità giusta si potevano fare delle belle salite fino ad ora mai cosiderate. Ed ecco che a casa mentre mi curavo le ferite dovute alle fessure Yosemitiche mi tornó in mente la parete della Meridiana col suo immenso tetto fessurato. Decisi di andare a vedere da vicino di cosa si trattava. Percorsi i primi tiri ma il sogno mi si sbricioló velocemente tra le mani insieme alla roccia scagliosa. Capii che era un progetto e un lavoro titanico preparare una parete del genere per un’eventuale salita in libera e il tempo da investire era troppo per il periodo, così abbandonai il “cantiere “ma di certo non smisi di sognare una linea in libera su quella mastodontica parete. Qualche anno più tardi mi giunsero voci che Simone Pedeferri aveva cominciato a lavorare sulla via e al momento un po’ di invidia mi prese ma pensandoci poi a “freddo”mi resi conto che  nessuno meglio di lui avrebbe avuto tutte le carte in regola per venire a capo di un progetto così grande.Infatti dopo qualche anno di sistemazione e preparazione della via nasce “Adventure Time”, un nome che rappresenta benissimo ciò che si prova su una parete del genere. Ero contento per Simo, un arrampicatore che ho sempre ammirato per stile e visioni e mi ripromisi che prima o poi devevo tornare. Quest’anno visto il periodo molto strano che stavamo vivendo a causa della pandemia non avevo in programma viaggi o cose particolari, volevo però se possibile, vivere una bella avventura, magari su una parete selvaggia e fuori dalla ressa. Quando per caso incontrai Luca Schiera e mi propose di andare a provare la via in Meridiana mi s’illuminarono gli occhi e accettai al volo. Finalmente ero sulla parete tanto sognata e trovarmi in portaledge sotto l’enorme tetto pronto per provare il tiro duro, un poco mi emozionó,  pensando a tutto il percorso costruttivo per arrivare fin qui. Perlustrai la via tiro per tiro e capii che era proprio quello che stavo cercando, una grande parete complessa e difficile dove potermi mettere in gioco usando l’esperienza accumulata negli anni. Una big wall vera e propria dove oltre ad aver bisogno del livello necessario per affrontare i tiri con un minimo di margine, bisogna fare i conti con tutti gli aspetti che una big wall del genere comporta. La roccia e le protezioni non sono sempre il massimo, molti tiri sono spesso bagnati, bisogna gestire bene i sacchi e calibrare il peso per non essere troppo pesanti e lenti, gestire al meglio le energie e avere una giusta tattica sia nelle manovre in parete che nel salire i vari tiri impegnativi, insomma, una grande sfida che si traduce in una grandissima avventura. Dopo un paio di uscite mi sentivo pronto per provare la via dal basso in un’unica soluzione senza mai scendere dalla parete e poterla così vivere a pieno e più intesamente. Marco Zanchetta conosciuto da poco si propone per accompagnarmi, curioso d’imparare le tecniche da big wall ma soprattutto non vede l’ora di dormire in portaledge per la prima volta. Purtroppo il tempo si mette al brutto e ci tocca posticipare la partenza ma quello che più mi preoccupa è il tetto fessurato che se dovesse bagnarsi potrebbe compromettere la salita in libera dell’intera via. Partiamo comunque motivati e positivi ma arrivati sotto il tetto mi rendo conto che le condizioni non sono di certo ideali. Dormiamo in portaledge e l’indomani aspettiamo il sole che spero asciughi un po’ la fessura, però di sole ne arriva poco e sono costretto a fare un giro di perlustrazione rendendomi conto che le possibilità di passare in quelle condizioni sono veramente basse. Torno in portaledge,mi rilasso un attimo e mi convinco a fare un tentativo nel quale so benissimo che se sbagliassi  mi giocherei la riuscita della salita. Parto un po’ timoroso, affondo le mani nella fessura a tratti molto bagnata, in alcuni punti sono veramente al limite di scivolare via con le mani inzuppate ma riesco a tenere duro e a non perdere la concentrazione, grazie anche agli incitamenti di Marco   non mollo e mi trovo inaspettatamente in sosta  Ormai non posso più tirarmi indietro, mancano ancora parecchi tiri impegnativi ma la motivazione è alta e in breve ci troviamo in cima alla Meridiana con tutta la  via sotto i nostri piedi. Siamo contentissimi ma non è ancora finita, bisogna scendere  fino al portaledge con parecchie doppie complicate e poi mancano ancora 2 tiri di cui uno non facile da percorrere in libera visto che il primo giorno per questioni di tempo non era stato possibile provarli. Altra notte in parete e come risveglio muscolare ci aspetta un bellissimo 8a, poi un 7a per defaticare un po’ e giù di corsa in doppia verso l’hotel meridiana a festeggiare con brodo di verdura e uova strapazzate. Nello scendere a valle ogni tanto ci giriamo verso la parete per ammirarla ancora una volta rendendoci conto della pazzesca avventura appena trascorsa. Un grazie di cuore a Luca Schiera e Marco Zanchetta per i bellissimi giorni in parete e a Simone Pedeferri per la “visione”e il lavoro gigante nel rendere possibile una linea bellissima da scalare in libera su una straordinaria parete.

N.B.  Non serve fare migliaia di chilometri per cercare l’avventura, a volte la si trova dietro casa basta solo cercarla con occhi diversi.E come dice il Simo , mai smettere di sognare!”

 

Ringraziare Berni per ciò che ha scritto mi sembra doveroso. Un magnifico esempio di come le cosa non basta farle, ma conta come uno le fa. Tanti fatti, poche chiacchiere da bar.

Fonte Bernardo Rivadossi

AP

 

 

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