Divieti in Val Pennavaire: trattativa tra Regione e WWF - Up-Climbing

Divieti in Val Pennavaire: trattativa tra Regione e WWF

Riprendiamo a parlare di Val Pennavaire, una zona che come sapete è al centro di un dibattito tra WWF e regione, che ha visto la chiusura di alcune delle falesie più importanti del comprensorio: Emisfero, Erboristeria e Cineplex. È in atto un tavolo di lavoro per trovare una soluzione che salvaguardi sia la nidificazione dei rapaci, sia il lento processo di rinascita economica della valle che vede proprio nell’arrampicata uno dei motori principali.

Ne parliamo con Marco Piombo, Delegato Ligure di WWF Italia.

Cap: Credo che il problema Val Pennavaire vada inserito in un contesto più generale, una risposta del WWF a un approccio dell’amministrazione regionale della Liguria che non riguarda solo la valle. Ce lo vuole inquadrare brevemente?

MP: L’amministrazione regionale con il decreto di autorizzazione, poi bloccato dal TAR, avrebbe voluto “sanare” una situazione oramai diventata problematica in alcuni siti in aree di pregio e di divieto permanente dal punto di vista della nidificazione; pur sapendo che l’area della Val Pennavaire non presenta solo luoghi non autorizzabili ma anche molte altre pareti e percorsi di arrampicata fruibili e sostenibili ambientalmente. Dobbiamo constatare che questa situazione non si è creata solamente in quella zona ma si presenta praticamente in tutte quelle altre aree del savonese che furono circa vent’anni fa oggetto di regolamentazione dalla Provincia di Savona.
Pensiamo che con questo avviato che definirei “tavolo di lavoro “, si possa tutti insieme concertare una collaborazione che possa finalmente regolamentare e tutelare le zone interessate, e nello stesso tempo rendere fruibile, sempre attraverso con regolamentazioni, sia l’attività di arrampicata che la tutela ambientale e delle nidificazioni, a partire da una valutazione tecnica puntuale del territorio; anche attraverso una valutazione di incidenza partecipata, evidenziando la necessità di tutelare le specie ornitiche della valle.

Cap: Lei afferma “fruire con regolamentazioni”, suppongo significhi definire dei periodi di libero accesso e dei divieti assoluti nel periodo di nidificazione, è corretto?
A che punto è il tavolo di lavoro?
Possiamo attendere a giorni buone notizie o per questa stagione ci mettiamo il cuore in pace?

MP: Per le aree di divieto temporaneo vige la regolamentazione di accesso e fruizione alle pareti utilizzabili nel periodo dal 1° agosto al 31 dicembre, mentre per le aree di divieto permanente vige il divieto assoluto.
Il tavolo di lavoro prevede una fase di avvio di procedura di valutazione di incidenza, di cui il soggetto responsabile è la Regione. Attendiamo riscontri da loro. Una volta svolta la procedura e tutte le verifiche e studi del caso, verranno individuati e proposti i siti idonei, quelli temporanei e quelli non idonei.

Cap: La val Pennavaire è al centro di un’importante trasformazione, un percorso auspicato da molta parte della cultura ambientalista. Era una valle che si stava spopolando come tanti territori dell’entroterra montuoso italiano, con tutti i problemi – anche ambientali – che l’abbandono di un territorio comporta. Questo percorso ha avuto una inversione di tendenza in questi anni, grazie ad un turismo lento, un turismo sostenibile, che è quello dell’arrampicata.
Cosa ne pensa?

MP: Certamente la val Pennavaire in questi ultimi decenni ha avuto un importante incremento in termini di ritorno di persone residenti/dimoranti, compreso un discreto – ed in aumento – flusso turistico, soprattutto legato all’outdoor. Ma come in tutte le attività umane queste debbono essere oggetto di regolamentazione e di controllo, al fine di evitare che un eccessivo turismo fruitore di massa possa compromettere o incidere sull’ecosistema attraverso attività indiretta e diretta di “disturbo”, come nel caso in questione. I fragili equilibri tra salvaguardia degli elementi avifaunistici e l’espansione della fruizione-antropizzazione devono essere tutelati. Ricordiamoci che l’area della Val Pennavaire presenta numerose località dove viene praticata l’attività di arrampicata, e quindi le zone oggetto di massima tutela legata alla nidificazione rappresentano una piccola parte.

Cap: Siamo qui tutti concordi sull’importanza del rispetto delle aree di tutela Dei Rapaci, l’animo ambientalista di chi pratica arrampicata sportiva è indiscusso.
Ma se è vero come lei dice che le aree di massima tutela rappresentano una piccola parte del totale, anche le falesie attualmente sotto divieto sono poche, se non sbaglio il 3% dell’area vincolata, e tutte o quasi nelle immediate vicinanze della strada statale e delle Cave, elementi di disturbo più invasivi dell’arrampicata.
È possibile non riuscire a trovare un compromesso?

MP: Negli ultimi anni l’aumento dell’attività di arrampicata ha fatto crescere in maniera considerevole la presenza di vie legate a tale attività, e come ben saprete anche le aree oggetto di tutela per la nidificazione regolamentate come aree di divieto permanente sono state ignorate, tanto che in tutte le pareti tutelate vi sono diverse vie di arrampicata permanenti (vedi quelle oggetto del contenzioso legale dove addirittura sono state sponsorizzate sui social, su riviste e con percorsi/segnavia che indicano direttamente i luoghi per l’attività!) .
Alla fine del secolo scorso fu trovato un compromesso siglato da un accordo oramai ventennale tra associazioni di categoria e associazioni di protezione ambientale, ma che purtroppo non è stato rispettato. Vorrei ricordare che la tabellazione di divieto, sia permanente che temporaneo, in tali luoghi è stata allora ignorata e addirittura oggetto di asportazione dalle tabelle stesse, tant’è che venne riposizionata nuovamente.
Come le ho già annunciato nella prima domanda si è avviata una collaborazione che spero possa portare buoni frutti.

Cap: Non sono un ornitologo ma riporto la mia esperienza personale, che è simile a quella di tanti altri arrampicatori.
La convivenza con i rapaci per noi è spesso una piacevole sorpresa. Percorriamo linee che sono sempre esattamente le stesse, e le percorriamo in modo molto lento e silenzioso. Forse per questo si instaurano spesso rapporti di convivenza, con falchi che tornano a nidificare nei pressi delle pareti proprio in funzione della nostra presenza e forse dei rifiuti organici che lasciamo e che richiamano piccoli roditori.
Sono mai stati fatti studi in questo senso?

MP: Non siamo a conoscenza di studi specifici a livello locale/regionale, ma resta il fatto che una eccessiva presenza e soprattutto un aumento considerevole delle vie di arrampicata – diverse centinaia – realizzate negli ultimi decenni nel savonese: Varazzino, Finalese, Val Varatella, Val Pennavaire solo per citarne alcune, possano nell’insieme comportare anche elementi di disturbo per la fauna, visto che parte di esse non sono state autorizzate e sono state realizzate in barba alle norme di tutela ambientale e urbanistica, senza poi contare che la maggior parte delle aree oggetto di attività di arrampicata ricadono in proprietà private.
Come già anticipato si ritiene di mappare tutti insieme puntualmente le aree a rischio.

L’unica cosa che mi sento di concludere, al termine di questa intervista, è quanto ci era già stato comunicato dal vicepresidente della regione Alessandro Piana Bestagno, grazie all’attivazione di Davide Ramoino del negozio CPR di Cisano Sul Neva, qualche mese fa: un tavolo di lavoro per trovare una nuova regolamentazione dell’area e salvaguardare gli interessi di tutti è avviato. Speriamo nel buon senso delle parti, Regione Liguria e WWF, per una veloce soluzione.

Cap

Pic© Gillo

Condividi: