La Leggenda di Charlie e il Dragone - Up-Climbing

La Leggenda di Charlie e il Dragone

Tommaso Lamantia e Manuele Panzeri hanno concluso quest’estate l’apertura di una nuova via in Val Torrone (Val Masino, SO): “La Leggenda di Charlie e il Dragone”.

“La Leggenda di Charlie e il Dragone” nasce dall’idea di dedicare una via nuova a due grandi amici, alpinisti e volontari del soccorso alpino scomparsi nel 2018 in un incidente in valanga: Giovanni Giarletta, per gli amici “Charlie”, ed Ezio Artusi, che per tutti era “il Drago”.

La via è stata salita in libera con alcune sezioni in artificiale, cercando di utilizzare il più possibile protezioni veloci e chiodi. Ci sono alcuni spit piantati a mano lungo i tiri e almeno uno in ogni sosta (escludendo S2 che si trova su un grosso spuntone). Gli apritori intendono ripetere la via per confermare o modificare i gradi di difficoltà attribuiti durante l’apertura.

Di seguito il loro racconto.

Per concludere in bellezza una grande avventura iniziata l’estate scorsa mi sembra giusto prendere un violento temporale con annessa grandinata appena poggiato i piedi a terra in Val di Zocca, dalla parte opposta alla nostra nuova linea sul Pizzo Torrone occidentale.
Ma torniamo indietro a fine luglio dell’anno scorso, più precisamente il 30 luglio 2019: attacchiamo con mille incertezze una nuova linea in Val Torrone, siamo io e Manuele Panzeri, per me è la prima volta che salgo fino al bivacco Manzi e con stupore mi rendo conto di essere circondato da roccia e da pareti severe ad ogni direzione, lui invece la valle la frequenta da trent’anni e la conosce bene avendo già aperto diverse vie nuove. La linea che ha adocchiato il Panza si trova verso ovest in direzione val di Zocca e più precisamente sulla bastionata est del Pizzo Torrone occidentale, una delle cime più elevate della valle che con i suoi 3351 m domina entrambe le valli (Torrone e Zocca). La parete dove decidiamo di aprire, più precisamente si trova tra il “Muro del Torrone” e i “Pilastri Siamesi” e la direttiva è data da una rampa ascendente verso sinistra fino alla cengia, poi da un diedro/camino che punta a destra.
Il primo giorno, dopo aver salito la facile placconata di roccia lisciata dai ghiacciai alla base della bastionata est, ci dirigiamo verso il punto con minori difficoltà della parete e cominciamo a disegnare la nostra linea. Nella prima giornata riusciamo ad aprire qualche tiro sempre con difficoltà tecniche non troppo elevate fino ad una cengia, dove la parete si verticalizza e da dove decidiamo di scendere attrezzando bene le soste per le calate.
A metà agosto 2019 ritorniamo decisi a finire la via. Lottando tra fessure, placche e strapiombi, dopo una giornata intensa, ci troviamo la sera nel punto più alto raggiunto (scopriremo poi che all’uscita mancavano solo 45 m). Le lunghezze si susseguono sempre abbastanza impegnative e, dopo un tiro con una sezione in artificiale che sale Manuele, mi trovo a cercare la soluzione per superare una fessura off-with. Dopo una lunga lotta mi trovo distante dall’ultima, precaria protezione, con i piedi spalmati su piccoli cristallini e con in mano nulla, a preparare una sosta! Esperienza mistica: infatti, per posizionare il primo spit in quella posizione, credo di aver impiegato circa 40 minuti… Da questa sosta decidiamo di calarci. Torniamo al bivacco stanchi, soddisfatti e convinti che ci manchino un paio di lunghezze e che con un’altra giornata saremo fuori.
Lunedi 20 luglio 2020 torniamo a quell’ultima sosta attrezzata nel 2019, scaliamo i 45 m finali dell’ultimo tiro, attrezzandolo anche in modo un po’ più generoso rispetto ai tiri sotto e, con nostra sorpresa, ci rendiamo conto di essere in cima alla bastionata! Finalmente possiamo rilassarci un po’ sull’aerea cresta con una vista magnifica, a est verso la Val Torrone e a ovest verso la Val di Zocca. Dalla cresta traversiamo l’anfiteatro roccioso in direzione dell’avancorpo del Pizzo Torrone e con passi di III arriviamo alle soste di calata di una via a spit (“Guronsan”). Durante le calate in doppia il tempo si fa minaccioso con tuoni e lampi. Appena arrivati a terra si scatena l’inferno. Non è piacevole prendere una grandinata in montagna, ma ormai per noi le difficoltà sono finite. Con la rassegnazione di chi non ha posti per ripararsi e la felicità di aver concluso un grande progetto ci dirigiamo verso il rifugio Allievi-Bonacossa dove Armando ci offre un’ottima bottiglia di Inferno della Valtellina, come a sottolineare le ultime sensazioni vissute!

 

Val Torrone, Val Masino, Alpi Retiche Occidentali (Lombardia)
Pizzo Torrone occidentale 3349 m, bastionata est
La Leggenda di Charlie e il Dragone
Tommaso Lamantia, Manuele Panzeri, 2019-2020
415 m, ED+, VIII-, A2, R2, III

 

Materiale. Classico da roccia, una serie di friend fino al n. 5 BD.

Accesso. Da S. Martino in Val Masino salire al parcheggio del Gatto Rosso (contrada Cà dei Rogni 1049 m). Percorrere la mulattiera di fondovalle accanto al torrente passando nei pressi delle baite Ca’ di Carna e Cascina Piana, lasciare a sinistra il bivio per il Rifugio Allievi-Bonacossa e raggiungere la località Rasica/Rasega, fine strada. Continuare lungo un evidente sentiero che sale nel bosco avvicinandosi al torrente Torrone; non attraversare il ponte (bivio per la Val Cameraccio) ma salire ripidamente sulla riva destra or. fino ai piedi di una liscia parete rocciosa. Da qui seguire il fondo di una stretta valletta su tracce spesso rovinate da slavine e piene torrentizie. Nei pressi di alcuni grossi massi (in un antro si trova la Casera Torrone) si sbuca sui pascoli alti della val Torrone. Spostarsi gradualmente al centro dell’anfiteatro avvicinandosi ai ruderi del Rifugio Ferrario, distrutto da una valanga nel 1935. A questo punto il bivacco è già visibile e conviene salire al meglio lungo la valle (segnali scarsi e di vecchia data) fino a incontrare la marcata traccia del Sentiero Roma; seguendola verso destra si raggiunge in breve la selletta detritica dove si trova il Bivacco Manzi-Pirrotta (2538 m). Dal bivacco traversare su detriti (traccia) puntando all’evidente parete sud-est della montagna posta nel centro del circo della Val Torrone (tra il Picco Luigi Amedeo e la Punta Ferrario). Aggirare le pendici meridionali e oltrepassare il punto più basso per poi salire in direzione del Pizzo Torrone occidentale, risalire le placconate basali lisciate dal ghiacciaio e puntare alla cengia dove si trova l’attacco della via. Spit con cordino giallo.

Relazione. Vedere immagini qui sopra.

Discesa. Possibile in doppia (abbastanza impegnativa) oppure dalla Val di Zocca arrampicando in discesa (fino al III) e calandosi lungo la via “Guronsan” (G. Ongaro, G. Maspes, 1997) sull’avancorpo (9 doppie).

 

Relazione e immagini fornite da Tommaso Lamantia.

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