
26 Giu Sangre y Corazòn, la grande traversata delle Pale di San Lucano
Diego Toigo e Santi Padròs hanno realizzato la “Grande Traversata delle Pale di San Lucano”, un concatenamento speciale sulle Pale di San Lucano che include anche l’apertura – non prevista – della via “Sangre y Corazòn” (590 m, VII).
Di seguito il racconto di Diego Toigo.
Un grande massiccio roccioso che domina l’Agordino, grandi pareti che catturano lo sguardo e la mente, difese da lunghi e scomodi avvicinamenti e altrettanto lunghe e scabrose discese. Teatro di un alpinismo storico ormai dimenticato da tanti arrampicatori, le Pale di San Lucano offrono ancora un perfetto campo di gioco per chi ricerca l’avventura.
È ormai qualche anno che io e Santi frequentiamo queste pareti. Prima abbiamo ripetuto vie più o meno conosciute, poi abbiamo aperto qualche linea nuova. Per noi queste montagne sono il simbolo di un alpinismo severo, giornate lunghe e compromesso. È vero, forse la roccia non è quella della Marmolada (ma in qualche tiro sì!), forse le difficoltà non sono elevatissime (per fortuna!), però quello che ci attrae della “Valle dei Sogni” è il suo carattere aspro, selvaggio, quasi primordiale.
L’idea che da qualche tempo ho in testa è di concatenare in quattro giornate le principali cime del gruppo delle Pale di San Lucano, salendo vie alpinistiche in prima ripetizione e senza mai tornare a valle. Santi è la persona giusta a cui proporre questo progetto e senza pensarci neanche per un secondo la risposta è «Claro que si tio, vamos!». Durante la stagione invernale, tra una cascata e l’altra, mettiamo giù il piano di battaglia. La strategia deve essere perfetta per riuscire a portare a termine la traversata, oltre alla scelta delle vie da fare la cosa più complicata è capire come come spostarsi da una Pala all’altra attraverso i Boral tipici di queste montagne.
Piano piano tutti i tasselli vanno al loro posto e abbiamo un piano che finalmente ci sembra fattibile: partiremo dalla Quarta Pala per concludere sulla Prima. Nel frattempo giunge dalla Patagonia l’incredibile notizia del “Moonwalk Traverse” del mitico Sean Villanueva sul Fitz, che diventa un’ulteriore fonte di ispirazione e motivazione per fare la nostra Traversata.
Nei primi giorni di giugno decidiamo di fare una “ricognizione” in Valle per renderci conto di quanta neve ci sia ancora in quota e sulla fattibilità delle vie che avevamo in programma. Eccoci quindi sullo Spiz di Lagunaz, impegnati sulla “Via della Collaborazione” con la quale avevo un conto in sospeso. Passiamo due belle giornate su questa via fantastica e, tornando a valle, lasciamo un deposito di materiale al Passo del Ciodo dove installeremo il nostro campo base.
Nei giorni successivi il meteo è parecchio instabile, io sono impegnato col lavoro, Santi si fa ancora un giro a portare su tenda e viveri.
Non resta che aspettare l’arrivo dell’anticiclone e per fortuna nell’ultima settimana disponibile per entrambi le previsioni danno quattro giornate splendide, si va!
Domenica 13 giugno arrivo ad Agordo alle 5 del mattino e le Pale sono lì ad aspettarci, maestose e imponenti. Portiamo una macchina a Pradimezzo e poi diritti a Col di Pra, ultimo check del materiale e si parte.
Io non sono mai stato sulla Quarta Pala mentre Santi “conosce” già l’avvicinamento e così dopo circa quattro ore di zoccolo tra boschi verticali, paretine erbose, qualche spavento su alcuni tratti scabrosi, incontri ravvicinati con zecche e vipere, alle 10 siamo all’attacco della via “Mario Tomè Bariza” (Santomaso, Conedera, 1998) che sale per 800 metri tra lo “Spigolo Gogna” e la “Casarotto”. Alle nostre spalle una vista incredibile sullo Spiz di Lagunaz e il diedro Casarotto ci accompagna per tutto il giorno. La via è bella e logica, con alcuni tiri su roccia spettacolare alternati a tratti erbosi e mughi. Alle 17 siamo in cima alla Quarta Pala. E una è fatta, io sono già contento visto che non ero mai salito in cima alla Quarta. Una stretta di mano e due ululati e via veloci per la cresta fino al caratteristico Arco di Besanel, poi su per il Monte San Lucano e alle 19.30 siamo finalmente al nostro deposito appena sotto il Passo del Ciodo. Montiamo la tenda in un luogo indescrivibile, cena e a riposare qualche ora.
La mattina dopo ce la prendiamo con più calma, pensando sia una giornata più tranquilla, ma non avevamo fatto i conti con il Boral di San Lucano. Per raggiungere il Pilastro Bianco infatti bisogna scendere per circa 500 m giù per questo budello incuneato tra le imponenti pareti della Seconda e della Terza Pala, e non è così scontato data anche la neve dura e le cascate d’acqua che troviamo sul fondo. Quindi dopo circa tre ore di canyonig su roccia bagnata di dubbia qualità e scivoli di neve dura, finalmente lasciamo il Boral e con una lunga traversata raggiungiamo la via del “Pilastro Bianco” (Vallata, Zeni, Zanon, 2018).
La via sale per belle fessure e placche sulla sinistra del Pilastro, peccato sia “un po’ scomoda” da raggiungere perché meriterebbe più ripetizioni.
Usciti sulla Terza Pala percorriamo le creste di Milarepa che ci portano di nuovo in cima allo Spiz di Lagunaz dieci giorni dopo aver salito la “Via della Collaborazione”. La discesa anche se lunga e laboriosa la conosciamo ormai molto bene e in un paio d’ore torniamo alla nostra tenda, un po’ di riposo, una buona cena, un altro tramonto fantastico e poi ci trasferiamo al Bivacco Bedin per la notte.
Il terzo giorno inizia con la lunga discesa giù per il Boral de la Besausega. Questo sentiero sarebbe più agevole rispetto agli avvicinamenti dei giorni precedenti, se non fosse per gli effetti del grande incendio del 2018 che ha devastato una buona parte della Prima Pala. Arrivati al fondo del Boral la neve abbondante in questo caso ci agevola la marcia e in breve siamo sotto la grande parete della Seconda Pala. Il piano della giornata prevedeva di ripetere la classica via “Flora” ma, quando arriviamo sotto la parete sommitale, dopo aver percorso l’ennesimo lungo e scomodo zoccolo, una leggera nebbia non ci fa vedere bene la linea di salita. Iniziamo a salire ma dopo quattro tiri capiamo di essere circa 70 metri a sinistra delle fessure della Flora. Sopra di noi però ci sono stupende placche giallonere a buchi, le difficoltà non sembrano altissime e quindi decidiamo di continuare per la nostra linea.
La stanchezza si fa sentire, ma la bellezza dell’arrampicata e l’emozione di essere su una linea nuova ci dà nuova carica. I tiri si susseguono in maniera logica con sezioni davvero belle. Dopo sette lunghezze siamo alla grande cengia dove potremmo collegarci al diedro finale della Flora, peccato che sia inondato da una cascata d’acqua! Quindi continuiamo dritti per una serie di fessure verticali su roccia nera fantastica e, dopo un duro passaggio obbligato in placca, finalmente siamo in cima alla Seconda Pala. La gioia è incontenibile nonostante la grande stanchezza, abbiamo concluso la terza parte della Traversata addirittura con una via nuova. La chiamiamo “Sangre y Corazòn”, dal titolo di una canzone dei miei amici patagonici Siete Venas from del Monte.
Dalla cima della Seconda Pala torniamo agevolmente al Bedin, dove con un po’ di ingegno riusciamo a prepararci un’ottima pasta al tonno, un fuori menù che ci dà forza e allegria per l’ultima giornata.
Il quarto giorno ci alziamo verso le 6 con le mani gonfie, dolori un po’ ovunque e la motivazione che inizia un pochino a scendere (almeno per me) ma ormai manca davvero poco.
In poco più di mezz’ora siamo sotto la parete est della Cima d’Ambrusogn, la cima più alta del gruppo della Prima Pala. Partiamo sui primi tiri della Via del Diedro e le fatiche dei giorni passati si fanno sentire anche sul V grado. Dopo tre bei tiri siamo sulla cengia dove sale la via “Raffaella” (G. Del Din, G. Galiazzo, 1995). La placca compatta che porta alla splendida fessura più in alto ci dà del filo da torcere ma per fortuna sono solo pochi movimenti e Santi riesce a passare con eleganza e poi corre letteralmente su per la fessura. Anche i tiri successivi sono davvero belli, peccato che non ce li godiamo a pieno a causa del male ai piedi, alle mani, alle gambe… “mal dapartut” si dice da noi!
Alla fine arriviamo alla cengia d’uscita che, con un lungo traverso tra i mughi, ci porta fuori dalla parete, appena sotto la cima d’Ambrusogn, e in quel momento ci rendiamo conto che ce l’abbiamo fatta! La “Grande Traversata” della Pale è compiuta, restiamo senza parole a guardare il bello che ci circonda, un grande abbraccio con Santi che non ringrazierò mai abbastanza per avermi seguito in questa pazza idea, due ululati di liberazione e velocemente torniamo al Bedin per fare gli zaini e tornare a valle immersi nei nostri pensieri, felici ma con un po’ di malinconia per la fine di queste giornate incredibili e per la fine di un percorso iniziato tanti anni fa sul mitico diedro Casarotto-Radin e concluso immergendoci completamente in queste montagne che ci sono entrate nel cuore.
La Traversata in sintesi
Giorno 1- IV PALA 2263 m
Partenza da Col di Pra 843m. Parete Sud-Est “Via Mario Tomè – Bariza” (S. Santomaso, F. Conedera, 1998). Dislivello 1280 m (540 m di zoccolo), diff. fino al VI, A1. Prima ripetizione. Traversata in cresta verso il Monte San Lucano per dormire al Passo del Ciodo 2300 m.
Giorno 2 – III PALA 2355 m
Discesa in calata per il Boral di San Lucano, risalita sul versante opposto fino alle base della parete est della Terza Pala. Parete Est “Via del Pilastro Bianco” (Vallata, Zeni, Zanon, 2018). Dislivello 600 m. Diff. VII-. Prima ripetizione. Dalla cima della Terza Pala seguendo l’itinerario delle Creste di Milarepa raggiungiamo la cima dello Spiz di Lagunaz 2336 m e la Torre di Lagunaz 2296 m, concatenando così le principali cime del gruppo della Terza Pala. Ritorno alla tenda al Passo del Ciodo per la notte.
Giorno 3 – II PALA 2340 m
Discesa in calata per il Boral de la Besausega. Seconda Pala, Parete Sud-est “Sangre y Corazòn”. Dislivello 850 m (300 m di zoccolo). Diff. Fino al VII. Via nuova. Dalla cima della Seconda Pala al Bivacco Bedin per l’ultimo pernottamento.
Giorno 4 – I PALA 2221 m
Discesa alla base della Cima Est di Ambrusogn. Parete Est, “Via del diedro + Via Raffaella” (G. Del Din, G. Galiazzo, 1995). Dislivello 400 m. Diff. Fino al VII+. Prima ripetizione. Ritorno al bivacco Bedin e discesa a Pradimezzo 873m.
In totale oltre 4000 m D+ di cui 2600 mt di arrampicata con difficoltà massime fino al VII+.
Diego Toigo ringrazia Karpos, Elbec, Aku, Linea Verticale, CAI sez. Feltre
Santi Padròs ringrazia Trangoworld, Aku
Un ringraziamento particolare a Ruggero Arena (www.ruggeroarena.com), il nostro amico fotografo che si è fatto 1600 metri di dislivello per passare una serata con noi e ha realizzato con passione un piccolo video che ben esprime lo spirito che ci ha accompagnato durante la traversata. Dato che parte del nostro materiale fotografico è finito in fondo a un boral abbiamo usato qualche immagine della “Via della Collaborazione” percorsa qualche giorno prima come ricognizione per la traversata.
Informazioni e immagini fornite da Diego Toigo e Santi Padròs.
In copertina: Santi durante l’apertura da Sangre y Corazon alla seconda Pala. Coll. Ruggero Arena, Diego Toigo, Santi Padrós