
17 Ott Silvio Reffo ed il suo “Viaggio su Plutone”
Qualche giorno fa, Silvio Reffo è tornato ad affrontare una difficile via di più tiri portandone a casa la prima salita interamente in libera. Insieme a Nicola Tondoni, uno degli apritori, Silvio ha infatti salito Viaggio su Plutone in Brentino, via aperta da Tondini col socio Nicola Sartori, che aveva provato già qualche tempo fa ma che aspettava ancora la prima salita interamente free. Ecco il racconto di Reffo su questa bella esperienza.
Viaggio su Plutone, (7L, 8b+ max, 7c obb)
di Silvio Reffo
“Tutto ha inizio nel 2014: una telefonata da parte di Nicola Tondini, un invito a mettere le mani su una nuova via appena sfornata dallo stesso Nicola insieme a Sartori. Qualche giorno dopo ci ritroviamo sotto Brentino, quell’immensa fascia di roccia, ben visibile dall’autostrada del Brennero. Per me non era la prima volta in Brentino, infatti, qualche anno prima sulla stessa fascia, ero riuscito a scalare un’altra multipitch di alta difficoltà, sempre della coppia Tondini-Sartori. Quel che è certo che la qualità di ciò che crea questa super coppia è sempre altissima e anche quest’ultima via non sembrava proprio essere da meno.
La via si sviluppa su questo spigolone bianco, strapiombante, di roccia compatta. Gli ingredienti giusti per divertirsi con i piedi per aria. In quella giornata provammo i tiri più duri, per renderci conto delle difficoltà. Dopo questo primo assaggio e parere, mi chiesero se potevo attendere, perché volevano tentare di liberarla loro. Da quel giorno sono passati un po’ di anni, la coppia Tondini e Sartori è riuscita a ottenere progressi sulla via, ma ancora manca la libera integrale.
Nel frattempo, il ricordo della bellezza della via e la voglia di provarla di certo non mi erano passati. Quest’anno, quindi, con il loro consenso, sono tornato con Matteo Pavana a fare un giro di perlustrazione. La giornata umida e calda di luglio non rende di certo il lavoro facile. Il tempo ha cancellato completamente il ricordo dei movimenti. Guardo in velocità solo i primi tre tiri, lasciandomi quelli alti per un’altra occasione. Il crux della via è sicuramente il secondo tiro, una bella cavalcata di resistenza con sezioni più intense, su roccia chiara e compatta, con grande eterogeneità di prese, che necessita sicuramente di un minimo di aderenza per riuscire a passare indenni.
Lascio passare, dunque, qualche mese, fino a tre settimane fa, quando decido di tornare con Nicola Tondini. La giornata è tersa, ventosa, perfetta! Le braccia sono ancora stanche dal week-end in falesia, quindi parto più con l’idea di una nuova perlustrazione che della chiusura dei conti. Il primo tiro, facile, mi riempie gli avambracci e penso subito non mi aspetterà una giornata senza gravità. Inizio a scalare il secondo tiro, cercando di ricordare le sequenze che avevo rispolverato qualche mese prima. Mi appendo e riguardo meglio tutti i movimenti. Mi faccio calare in sosta e Nik prova anche lui il tiro, trovando nuovamente il feeling sulla via. Tocca nuovamente a me. Parto deciso e mi lascio alle spalle metri di roccia e di vuoto; incredulo e un po’ sorpreso, mi ritrovo in sosta senza commettere errori. Ho in saccoccia il tiro più duro della via!
Nik mi raggiunge in sosta velocemente e riparto subito sul terzo tiro. Grazie alla teleguida del mio compagno e anche un pochino al mio lontano ricordo, raggiungo, senza troppa difficoltà, la terza sosta. Per fortuna, i due tiri successivi sono ben più facili e riesco a recuperare le energie per l’ultima lunghezza impegnativa. Quest’ultima è, infatti, corta e boulderosa e richiede di spremere tutte le energie rimaste in pochi metri. Nicola, che ha una memoria inossidabile, mi teleguida anche su questa lunghezza e mi ritrovo così velocemente in sosta. Rimane solo un facile tiro finale che porta comodamente alla sommità della parete.
Felice, stanco e soddisfatto della prima salita integrale, in libera, di questo viaggio, ci aspetta solo la foto di rito, qualche calata in corda doppia e, in poco, siamo nuovamente alla base della parete.
Brentino regala ogni volta grandi avventure! Ciò che rende incredibile queste pareti è senz’altro la qualità della roccia. Infatti, è molto raro arrampicare su vie di più tiri con roccia che varia da canne pronunciate, a buchi, tacche, strapiombi, muri verticali o addirittura appoggiati e, per me, così vicino casa e facilmente accessibili. Spero che in futuro questa zona sia adeguatamente valorizzata e le vie ripetute perché il divertimento è assicurato!”