
09 Ago Trittico Val Masino, qualche specifica di Luca Schiera e alcune considerazioni
Nelle ultime settimane, abbiamo dato notizia di quello che poteva sembrare il medesimo obiettivo da parte di due forti cordate, formate da Luca Schiera e Paolo Marazzi la prima e da Leonardo Gheza e Bernardo Rivadossi la seconda e si è trattato della salita di tre importanti via della Val Masino ossia Delta Minox, Elettroshock e La Spada nella Roccia.
Il fatto che siano state fatte a distanza molto ravvicinata e che per entrambe si sia riportato il tempo impiegato, aveva fatto pensare che si trattassero di due salite col medesimo intento, ossia salire la via nel minor tempo possibile. Dopo qualche giorno, ci ha contattato Luca Schiera del Gruppo Ragni per alcune specifiche riguardo la sua salita in coppia con Marazzi. Se da un lato infatti, l’obiettivo di Gheza e Rivadossi era dichiaratamente quello di stare sotto le 24 ore (come riportato nel pezzo di Gheza fatto pervenire alla Redazione), l’idea di Luca e Paolo era sì quello di salire le tre vie una dopo l’altra ma senza guardare al tempo speso, fermo restando che il percorso fatto ad anello avrebbe registrato un certo numero di ore impiegate.
Lasciamo la parola a Luca che in merito ha espresso qualche interessante considerazione.
“Ho preso spunto dalle domande che mi ha fatto qualcuno ultimamente per ragionare un po’ su cosa significano per me le notizie sulla montagna che si leggono ogni giorno.
Il mese scorso io e Paolo Marazzi abbiamo completato una traversata in Val Masino da noi tentata lo scorso anno ma nata da un’idea di molti anni fa. Pochi giorni più tardi anche la cordata di Leo Gheza e Berni Rivadossi ha salito le stesse tre vie in giornata. Colgo l’occasione per fargli i complimenti, sono sinceramente contento per loro e per il fatto che se hanno pensato la stessa cosa parallelamente a noi una dietro logica c’era. Prendo come esempio questo particolare fatto perché mi riguarda direttamente, ma di cose simili ce ne sono tantissime.
Alla fine di tutto, il messaggio che è passato è stato purtroppo principalmente uno: il record di velocità, che fra l’altro nessuna delle due cordate aveva intenzione di fare. Cosa ancora più fastidiosa la presunta “gara” fra le due cordate, sono una persona molto lontana dalle competizioni (se non quelle per scherzo fra amici) e sono ben contento che rimangano confinate nell’arrampicata sportiva.
Fra l’altro, e qui una colpa ce l’ha chi riporta le notizie, se si volessero confrontare due prestazioni dovrebbero almeno essere uguali per avere un senso: in questo caso le tre vie erano le stesse, ma l’idea che avevamo era completamente diversa. La nostra era di fare una traversata sempre in quota collegando le vie con un anello iniziando e finendo da casa, tanto è vero che forse la difficoltà maggiore è stata quella di trovare il giusto passaggio dove non ci sono sentieri.
Sapevamo che non saremmo riusciti a finire in giornata e ci saremmo dovuti muovere di notte quindi non ci interessava più di tanto il tempo, ma sapevamo che prima avessimo finito, meno ci saremmo stancati. Per noi l’obiettivo era completare il concatenamento e poi possibilmente salire le tre cime lo stesso giorno, come poi è stato. Ci abbiamo impiegato qualche ora in più di quanto avevo pensato ma questo non è mai stato un problema, mantenendo il loro ritmo potrebbero volerci trenta ore o poco meno, sarebbe interessante provare al farlo in giornata.
La loro idea era invece di salire le tre vie entro la giornata, infatti hanno giustamente usato un ordine diverso per salirle le tre vie e si sono messi nelle condizioni migliori per farlo. Dal punto di vista della prestazione secondo me la loro è stata migliore, noi puntavamo invece a seguire una linea fra le montagne: idee diverse ma secondo me belle allo stesso modo.
Alla fine, mi sono pentito di avere scritto sul racconto i nostri tempi, pensavo fosse un particolare interessante da leggere ma mi è sembrato invece che l’attenzione si sia fermata solo lì; rimane il fatto che il giro noi lo abbiamo fatto.
Secondo me in una notizia è importante capire la visione che ha avuto lo scalatore, più il grado o il tempo, quello dipende ma molti fattori anche fuori dal nostro controllo come le condizioni ambientali e quelle della montagna. Salvo i pochi casi di record standardizzati e misurabili, vedi Eiger, Nose o Peuterey ad esempio, io penso che in fondo chi ci prova lo fa prima di tutto per allenamento o per superare i propri limiti, più che quelli degli altri.
I leoni da tastiera pronti a giudicare dalle loro comode e sicure poltrone ci sono sempre e purtroppo è più facile leggere i numeri che interpretare il pensiero dello scalatore. Quello che può essere utile leggendo le notizie è capire un po’ dove vanno le mode del momento e prendere qualche spunto per le proprie avventure.”
Il pensiero di Schiera è largamente condivisibile e sicuramente oggi come oggi, si dà molta, forse troppa importanza a quelli che sono i primati o comunque i risultati quantificabili di una impresa. Resta il fatto tuttavia che l’arrampicata e l’alpinismo, siano lo sport dei numeri per eccellenza. Metri di dislivello, numero di tiri, numero di protezioni, grandezza dei nuts o dei friends, anche il numero di ore o di giorni di bel tempo. Tutto in alpinismo è riconducibile ad un numero ma rimane senza ombra di dubbio che è una disciplina estremamente introspettiva e personale, dove anche tutta la somma di essi può voler dire nulla.
L’idea, ci sia concesso, di una “gara” sul tempo delle ripetizioni di alcune vie della Val Masino invece, è una cosa che ci piace.
Già la valle ha perso la sua più grande opportunità di diventare uno dei centri europei (mondiale?) del boulder per eccellenza, con buona pace di tutti gli esercenti e di un maggiore benessere per molti abitanti, speriamo quindi possa attirare almeno qualche forte personaggio richiamato anche dalle stupende e ingaggiose vie della zona (se concatenate in tempo record va bene ma se fatte anche solo come ripetizione va bene uguale) perché, sinceramente, salvo qualche sporadica apparizione qui e lì di qualche big, pare assurdo che un tale patrimonio mondiale di roccia, meravigliosa al pari dei suoi scenari, sia destinata a restare il campo dei soliti fortissimi sui gradi duri e di qualche corso la domenica per tutti gli altri.
Stefano Michelin