[VIDEO] Un nuovo mattino - Up-Climbing

[VIDEO] Un nuovo mattino

Sul canale La Sportiva è uscito “Un nuovo mattino”, scritto e diretto da Matteo Pavana, che vede come protagonista Federica Mingolla. 

In breve, il cortometraggio racconta attraverso immagini di assoluta qualità, la storia dell’evoluzione che Federica ha avuto negli anni. Partendo dalle gare arrivando all’alpinismo, dietro la guida di un grande amico prematuramente scomparso, Adriano Trombetta. Per l’occasione, anche Marzio Nardi ha partecipato alle riprese, dando un punto di vista esterno sulle vite dei due arrampicatori. Il video ha avuto un bel successo e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più dal regista che sta dietro a tutto. Matteo è un giovane fotografo e video maker italiano, che lavora a tempo pieno con le immagini d’arrampicata. Non tanto tempo fa era un timido aspirante fotografo che scattava per passione, poi, partendo da collaborazioni occasionali, è diventato una solida realtà all’interno della produzione di contenuti riguardando il mondo verticale. Ecco cosa ci ha rivelato. 

Che idea c’è dietro ad un corto del genere e come è nata l’idea?

Il corto è nato su commissione da parte di La Sportiva. In passato ho girato e diretto altri episodi di storytelling di atleti e, a dirti il vero, non è che ci sia bisogno di tante idee in questo tipo di lavori. Quando mi viene chiesto di raccontare una persona attraverso fotografie o video cerco di assumere il ruolo di un reporter, ovvero cerco riportare i fatti. Poi però, soprattutto nell’ambito video, è tutta una questione di stile e di linguaggio e lì si che servono le idee, la creatività se così vogliamo chiamarla. La prima cosa che ho fatto quindi è stato parlare con Federica, conoscerla meglio, chiederle cosa avrebbe voluto raccontare. Contemporaneamente mi sono fatto conoscere meglio io, le ho detto cosa mi sarebbe piaciuto raccontare e poi, beh, abbiamo iniziato a lavorare.

Passando al tecnico, come si produce un video di questo tipo?

L’ingrediente fondamentale secondo me è il dialogo. Un dialogo è fatto da persone che parlano e che ascoltano e che poi insieme creano qualcosa. Per questo progetto è stata la stessa cosa. Senza dialogo non si arriva da nessuna parte e ovviamente, anche se è un concetto molto astratto in tal senso, è più importante di qualsiasi tecnicismo. Il dialogo porta alla collaborazione e per questo video volevo collaborare con più persone e, soprattutto, volevo crearmi un’esperienza di lavoro (scusa il francesismo) “figa con gente figa” Subito ho telefonato a Marco Zanone perché con lui mi trovo bene a lavorare e perché è un bravo filmmaker, poi abbiamo chiamato Marzio per chiedergli di partecipare. Poi per quanto riguarda il lato meramente tecnico si tratta di fare un preventivo, scrivere una sceneggiatura, noleggiare camere e obiettivi, filmare alzadosi presto e andando a dormire tardi, backuppare il girato, mentre backuppi ti bevi un bicchiere di vino, studi le riprese per il giorno dopo, fai un premontato, guardi le scene che ti mancano, e via così finché non esporti la versione finale. Ti risparmio i tecnicismi nello specifico, i tecnicismi sono noiosi.

Dopo il tecnico, l’emotivo. Cosa si prova dietro la macchina?

Dietro la macchina personalmente penso solo a fare le cose giuste e alle volte riesco comunque a sbagliare. Diciamo che l’emozione mentre filmo esce probabilmente nel momento in cui senti di essere nel posto giusto, al momento giusto e che stai vivendo esattamente quello che ti sei immaginato settimane se non mesi prima. Per esempio la scena finale di Federica che scala all’alba, per quanto tecnicamente possano esserci delle imperfezioni, emotivamente la ritengo perfetta. L’emozione più grande, quella per cui poi faccio questo lavoro (credo), stia nell’attimo in cui mostri il tuo lavoro a poche persone prima che venga gettato in pasto a Internet. Lì capisco veramente se ho fatto un bel lavoro, perché lo leggo in faccia alle persone da cui mi interessa avere un parere, perché sincero.

Fonte Matteo Pavana

AP

 

 

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