
08 Apr RockSlave XP: Nardi racconta
In collaborazione con Ferrino, Marzio Nardi creò la RockSlave XP.
Capitanando un team di giovani talenti, Marzio Nardi portò la scalata dove ancora non era arrivata. Le origini risalgono al 2013, quando andò in scena la prima della serie, denominata Welcome to Unghiasse. Il team RS venne condotto ad un campo avanzato, con l’intento di scoprire nuove linee boulder, aprire nuove vie trad e chiodare nuovi tiri. Da lì in poi altre due grandi XP seguirono: Elba Discovery e Basilicata Stray Rocks. Per svariati motivi poi le imprese si bloccarono e la cosa si evolse in brevi XP molto mirate, come ad esempio la riscoperta dei sassi di Chiomonte. Quella che segue è un’intervista a Marzio, ideatore del progetto ed attore in prima persona di gesta memorabili.
RockSlave XP, che sta per experience. Dove e come nasce l’idea di portare un gruppo di giovani a scoprire la scalata dove non c’è?
Nasce da due cose che ho sempre desiderato da giovane: che qualcuno mi portasse ad arrampicare in posti nuovi e che mi facesse vedere soprattutto cose nuove. Scoprire dove poteva essere banale scoprire. Aver voglia di vivere qualcosa di nuovo anche dietro casa Infatti gli XP hanno tutti come base l’avventura in posti che sono accessibili.. Non si parla di spostarsi a dorso di un cammello con i beduini nel deserto per cercare un pezzo di roccia. Quelle che abbiamo fatto Sono sempre state cose in luoghi alla portata di tutti. Bastava aver voglia di vederli e avventurarcisi mettendosi in gioco. Andare a cercare l’arrampicata in un luogo e in un modo “diverso”.
Scoperta, riscoperta, valorizzazione. Non è più facile portare dei top climber a ripetere blocchi e tiri duri, rispetto a portarli in un posto dove forse non si scala neanche?
Ovvio… Ma che ricordi ti lascia un XP? Ricordi di numeri o di immagini? Cos’è meglio? Comprarti un gioco al costo del culo che ti sei fatto al pannello o costruirtelo solo grazie alla tuafantasia e poi anche al culo che ti sei fatto… Non c’è paragone. Alla fine la gratificazione è doppia. E’ ovvio che per fare un XP bisogna partire con con gli occhi che guardano oltre alle apparenze e dire: ho questo a disposizione e adesso mi esprimo… Tutto il resto è sport.
In un’epoca dove il grado fa da padrone, le XP di RockSlave hanno sempre cercato altro. È stata una scelta vincente, con il senno di ora?
Per me non è stata una scelta, da subito ho pensato che se avessi potuto organizzare una cosa con un team di giovani avrei fatto questo.Come ti dicevo, voglio che si portino a casa un ricordo non una lista della spesa. Quella se la fanno per conto loro, ora di supermercati ce ne sono tanti.
Se l’Elba è stato forse la più facile, la Basilicata è stata molto difficile. Quali sono le tue spedizioni preferite in assoluto e perché?
Mi viene difficile perchè tutte hanno avuto significati diversi. Indubbiamente il primo, quello di Unghiasse, è stato il più azzardato. A parte me e Adriano, nessuno si conosceva. Erano ragazzi che si si erano fatti “incantare” dalle mie parole e non avevano minimamente idea di cosa sarebbe stato salire con i muli fino ad un pianoro sperso nelle valli piemontesi per guardarsi attorno e “fare l’arrampicata”. Non tutti la presero nel modo giusto e infatti già dal primo anno ci furono alcune defezioni dal team.. Poche ma significative… C’era chi cercava numeri per dar vita all’arrampicata, mentre qui cercavamo strade diverse. Questo è lo spirito che ho sempre cercato di dare a Rockslave. Comunque sono cose che puoi fare solo con dei giovani con la mente sgombra o non ancora condizionata dalla ricerca del consenso a tutti i costi.
Il team è cambiato attraverso gli anni. Ci presenti i componenti visti dagli occhi di Marzio Nardi?
Adesso non vorrei dire una parola per ciascuno, ma ora che alcuni li vedo grandicelli posso dire che un pò di XP se lo portano dietro per come si vivono l’arrampicata e non solo quella. La voglia di esplorazione e mettersi in gioco resta, qualunque sia il “terreno” in cui ti vuoi muovere.
Un elemento fondamentale della XP era Adriano. In veste di sovrintendente alla sicurezza, era il più pazzo di tutti e quasi non ci si rendeva conto di quanto desse ogni giorno al team, sia dal punto di vista tecnico e ancora di più dal punto di vista umano. Raccontaci del Tromba!
Sai, raccontare del Tromba mi viene difficile per tanti motivi e spesso mi sento un areoplano senza un motore. Adriano è stata la persona che ha saputo dare forma alle mie idee e anzi, farle diventare ancora più belle di quanto le avessi immaginate Quello che personalmente posso dire è che non mi è bastato il tempo che mi ha concesso e che ha donato a tutti i ragazzi dei vari XP. Adriano lo dovete conoscere attraverso le vie che ha aperto e le storie che gli girano attorno, belle o brutte che siano. Penso che certi personaggi non si possano raccontare ma bisogna continuare a farseli raccontare…
Fonte Marzio Nardi
AP