Daniele Nardi racconta le vicende sul Nanga Parbat - Up-Climbing

Daniele Nardi racconta le vicende sul Nanga Parbat

Con un comunicato che riportava “Sono venute a mancare sempre più le condizioni concordate inizialmente con il team, per cui ho deciso di chiudere la spedizione al Nanga Parbat”, a febbraio l’alpinista Daniele Nardi annunciava la fine del tentativo invernale sul Nanga ed il rientro a casa. Si sapeva che i rapporti con Alex Txikon non erano dei migliori ed erano andati deteriorandosi; se a questo si aggiungono le pericolosità di salire un 8000 mai scalato prima, l’abbandono di una spedizione è una cosa plausibile.

Storia chiusa? No, decisamente no.

Con un corposo e dettagliato video, Daniele Nardi racconta la sua versione di come sono andate le vicende sul Parbat. Partendo fin dal trekking di avvicinamento con gli iniziali suoi compagni di cordata Alex Txikon e Ali Sadpara, Daniele ripercorre l’iniziale proposito di puntare sullo Sperone Mummery, ipotesi poi scartata per non andare a finire sulla spedizione dei polacchi Adam Bielecki e Jacek Czech. Più avanti i cinque uniranno le forze per tentare la salita sulla via Kinshofer ma in un tratto Nardi assiste prima ad un volo di Bielecki e dopo è lui stesso vittima di un salto verso il basso, un evento che inizierà a cambiare le sorti della spedizione.

Daniele chiede aiuto:” “Urlo ai miei compagni che sono caduto, urlo e non ho nessuna risposta. Solo dopo una decina di minuti Alex mi risponde, mi chiede come sto, gli rispondo che sto bene, che non ho nulla di rotto, ma che devo scendere. Lui insiste che devo continuare a salire”. Per cercare del conforto chiama il campo base e a rispondere è Simone Moro il quale lo incita a scendere. E’ quello che Daniele vuole ma ha bisogno di aiuto. Lo raggiunge Ali Sadpara e quello che dice lo lascia senza parole “Scendi giù, quest’anno non sei buono” per poi risalire. La reazione di Daniele e tutta nelle sue parole che potete vedere nel video.

Dopo un lungo rientro ed un recupero, decide di salire ancora. Si unisce ancora ad Alex ed Ali e portano le corde fino a Campo 3 ma qui arriva un’altra sorpresa, il capo spedizione li contatta per dirgli che il team italiano di Moro e Lunger si aggregheranno a loro per una salita insieme. Nardi non si oppone anzi, ne è contento, ma questo cozza con una direttiva iniziale secondo la quale nessuno avrebbe potuto usare le loro corde fisse. Perché questo cambio di strategia?

La decisione è comunque presa: il team sarà composto da Alex Txikon, Alì Sadpara, Daniele Nardi, Simone Moro e Tamara Lunger. Nardi racconta anche che per l’utilizzo delle fisse abbia ricevuto proposta di soldi da Moro e Lunger ma che avrebbe rifiutato, non essendo e non lavorando come sherpa ma come alpinista. In aggiunta c’è anche un grande problema al Campo 2: la tenda può ospitare solo 4 alpinisti, non 5. Mentre si discute su cosa fare, Moro parla chiaramente con lui: “tu sei un bravo alpinista, ma non mi fido di te, non ho buon feeling e quindi decido che non mi unisco a te ed alla tua squadra e che preferisco scalare da solo con Tamara Lunger”. Contrariamente quindi a quanto deciso poco prima ci  saranno allora due team per una via. Poco dopo è anche Alex a comunicare a Nardi che non scalerà più con lui. Ecco allora che Ali, l’alpinista che lo aveva lasciato da solo sul Nanga, diventa la sola persona di aiuto. La risposta di Sadpara taglia definitivamente le possibilità di salita però:”L’accordo con gli italiani non si può rompere.”

Ecco che allora a Daniele Nardi resta solo il rientro a casa ma a seguito di tutto quello che racconta nel video, sicuramente la vicenda non è ancora chiusa.

 

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