
02 Giu Pazzione primavernale, 990 m, WI6, M7, 65°
Il 20 maggio 2021 Santiago Padrós, Emanuele Andreozzi e Matteo Faletti hanno tracciato un itinerario alpinistico sulla Cima Tosa (Dolomiti di Brenta).
Battezzata “Pazzione primavernale”, questa nuova via conta 19 tiri per uno sviluppo di 990 metri e difficoltà fino a WI6, M7 e 65° su neve. Gran parte del percorso si svolge su alpine ice, ma ci sono anche tiri completamente su ghiaccio. La via è stata scalata in 16 ore e mezza. Gli apritori non hanno lasciato materiale in parete ma hanno trovato una sosta e un chiodo in L4, probabilmente rimasti dopo un tentativo precedente.
La prima parte di “Pazzione primavernale” segue a grandi linee la via estiva Castiglioni-Detassis (E. Castiglioni, B. Detassis, 1933), mentre a metà parete incrocia la Piaz (G. Piaz, M. Michelson, 1911) per poi uscire più a destra.
Di seguito il racconto di Santi Padrós.
Emanuele persegue il sogno di questa linea, da giorni va su con gli sci a controllare le condizioni dell’itinerario e finalmente sembra sia arrivato il momento giusto. Matteo è libero solo giovedì, così ci organizzimo per dormire in tenda sotto la Cima Tosa mercoledì sera.
Martedì approfitto una piccola finestra di questa meteo instabile per sciare nel magnifico Canalone Neri, tra il Crozzon di Brenta e la cima Tosa. Le condizioni sono perfette, siamo anche una bella compagnia, ma la mia mente è proiettata al giorno dopo.
Suona la sveglia all’una del mattino, abbiamo dormito solo 3 ore! È la prima volta che ci leghiamo assieme, bastano poche parole, tutto fila liscio, le decisioni vengono prese dal destino senza discussioni.
Emanuele parte per il primo tiro alle 2:30 del mattino. Matteo e io chiacchierammo in sosta mentre quel matto di Emanuele si fa dei run-outs pazzeschi su neve dura con tratti di ghiaccio. Le condizioni, che il giorno prima mi sembravano indecenti, sono invece molto meglio di quello che pensavo e il primo tiro è già da 50 metri con arrampicata di soddisfazione.
Seguono una serie di tiri in camino/goulotte molto alpinistici. Alla partenza del 4° tiro appare una sosta, poi un chiodo un pò più su. Potrebbe essere un tentativo dell’anno scorso…
Le difficoltà non sono elevatissime ma neanche banali, per fortuna ogni tanto si riesce a piazzare una buona protezione. Dopo il 4° tiro passa Matteo a comando della cordata e la musica cambia. Sale due tiri corti, rispettivamente 45 e 40 metri, ma ognuno con una sezione di ghiaccio strapiombante, deliziosa e severa. È uno dei momenti chiave di tutta la salita, Matteo fa un lavoro eccezionale, non è scontato riuscire a passare. Gli dobbiamo più di una birra! Nel secondo tiro di Matteo arriva il sole, non è una buona notizia perché il ghiaccio comincia a sciogliersi, passiamo da -4°C a 10°C. Per fortuna siamo giusto in tempo per uscire dal camino, come già preventivato da Emanuele.
Mentre Matteo ed Emanuele si asciugano al sole, traverso via su neve, prima bagnata e dopo polverosa, per scappare dal grande camino e guadagnarne la dorsale. Alla lunghezza successiva salto sullo spallone appoggiato con neve e roccia, poi seguono tre tiri lunghi con tratti un tantino psycho (anche qua!).
Un’altra lunga traversata, con la Val Brenta sotto i piedi che ci osserva, ci porta sotto uno dei due camini terminali, ed è Emanuele chi si avventura dentro da primo, per provare a capire se riusciremo a passare. Nel frattempo in sosta sciogliamo un po’ di neve con il fornelletto, le ore di attività si fanno sentire ed è importante idratarsi.
Adesso nevica, non era previsto, sentiamo subito sulla pelle il temporale che passa sopra di noi, siamo di nuovo a -5°C … Una leggera- vabbé non tanto leggera – Spindrift viene giù della parete laterale però Emanuele, che è di nuovo il capocordata, si tira su piano piano, per un tiro spettacolare dentro un camino ghiacciato con finale verticale su ghiaccio poroso improteggibile. Arghhh!
Ancora un tiro con 3 metri molto severi, esposti, e con neve polverosa che sempre Emanuele supera con un bel circo … Passo di nuovo io davanti alla cordata, ho freddo e chiedo di andare su da primo per scaldarmi un po’! Salgo per un tiro da 60 metri di WI4+, inimmaginabile in quel posto, spettacolo, bello, fantastico, piacere della vita.
Una volta superato questo tiro, usciamo in un grande anfiteatro che preannuncia la fine della via, però un ultimo muro verticale con una cascata di ghiaccio ci sbarra la strada e ci fa dubitare dove e se riusciremo a passare! Dopo due tiri su di un pendio nevoso, arriviamo sotto un diedro ghiacciato con una placca di roccia bucata con fessurine da fantascienza. Lì mi esprimo con movimenti atletici da drytoooling, proprio come in falesia, solo che qua gli spit non ci sono! Dopo 20 metri molto intensi vedo la cresta della cima lontana ancora 50 metri, raggiungibili però attraverso un facile pendio di neve. Faccio sosta e, quando Emanuele mi raggiunge, si occupa lui di recuperare Matteo, così nel frattempo salgo già per questi ultimi metri che ci portano al grande pianoro della Cima Tosa.
Alle 19:00 Matteo esce per ultimo in cima, la serata è magnifica, una leggera brezza accarezza i nostri visi illuminati dal sole pomeridiano che sta per sancire la fine di un’altra giornata “primaverile”. Camminiamo verso l’ingresso del Canalone Neri lungo il quale purtroppo dobbiamo scendere a piedi (che bello sarebbe avere un paio di sci adesso).
Tornati alle tende, mettiamo via tutto e sciamo verso la bassa Val Brenta. Arriviamo in macchina alle 23:00, stanchi ma felici di aver fatto nuove conoscenze e condividere queste passioni e pazzie che ci mantengono vivi.
Materiale. Classico da ghiaccio e misto, due serie di friends (fino al n. 4 BD), una serie di microfriends, 4 chiodi, 5 viti.
Accesso. Come per il classico Canalone Neri. L’attacco della via si trova a sinistra del canalone (vedere foto con tracciato).
Relazione. Vedere gli schemi pubblicati qui sopra.
Discesa. I primi salitori sono scesi lungo il Canalone Neri. È anche possibile, in funzione delle condizioni della neve, scendere lungo la via normale di Cima Tosa.
Informazioni e immagini fornite da Santiago Padrós.