
19 Apr Tre russi dispersi sull’Annapurna, subito tratti in salvo
Sono già stati tratti in salvo i tre russi dati per dispersi sull’Annapurna nel weekend.
Sergey Kondrashkin, Dmitry Sinev e Alexander Lutokhin sono stati recuperati e portati al campo base in elicottero. Nessuno di loro sembra essere in pericolo di vita. In ogni caso saranno trasferiti all’ospedale di Katmandu appena possibile.
I tre russi hanno partecipato all’assalto alla vetta del 16 aprile. Tra loro però solo Sergey Kondrashkin e Dmitry Sinev sono saliti fino in cima.
Durante la discesa Kondrashkin, Sinev e Lutokhin sono stati più lenti degli altri alpinisti e si sono separati. Già ieri è scattato l’allarme a causa del loro mancato rientro al campo base. Questa mattina sono stati individuati e portati in salvo grazie all’intervento dell’elicottero. Ora tutti gli alpinisti attivi sulla montagna sono tornati al campo base.
L’azione si sposta sul Dhaulagiri. Numerose squadre si stanno muovendo sulla via normale, sulla quale è stato attrezzato il C2 a una quota poco inferiore ai 6500 metri. Anche Peter Hamor, Horia Colibasanu e Marius Gane, impegnati in un tentativo alla cresta nord-ovest, hanno fatto progressi: nei giorni scorsi hanno ripercorso e riattrezzato la prima parte della loro via. Di seguito il resoconto di Horia.
«Siamo riusciti a fissare le corde su tutta la parete fino al Campo 1. L’arrampicata è stata dura perché la via è cambiata. Quest’anno c’è meno neve, quindi dobbiamo scalare di più su roccia. Su 1000 metri abbiamo fissato più di un chilometro di corda. Abbiamo dovuto aggirare alcune zone e abbiamo zigzagato molto. Le corde che avevamo sistemato nel 2019 erano sparite sul 90% della via. Abbiamo dovuto ricominciare tutto da capo. Ci sono stati giorni in cui siamo riusciti ad avanzare per soli 40 metri. Per una sezione di 5 metri abbiamo lavorato un’ora e mezza. La parte più difficile è stata superare un enorme strapiombo. I 150 metri di corda precedentemente fissata alla fine ci hanno aiutato ad accelerare. Abbiamo un anticipo di 20 giorni rispetto all’anno scorso. Conoscere la via ci ha aiutato a salire più velocemente. Domani saliamo al Campo 1 e restiamo per la notte, poi iniziamo a preparare la prossima sezione di percorso».
Foto Raimond Klavins – Unsplash
MR