
16 Set Diedro delle Bambine Farfalla, 170 m, VII
Matthias Stefani e Matteo Rini hanno aperto il Diedro delle Bambine Farfalla, sul Pilastro delle Meraviglie (toponimo proposto) in Pasubio.
Si tratta di un itinerario alpinistico che sale, sfruttando un logico ed elegante diedro, un inviolato pilastro immerso in un suggestivo ambiente isolato e selvaggio, ben difeso da un complicato avvicinamento. Dalla cima dell’imponente pilastro si gode di una meravigliosa vista sulle crode circostanti: da qui il toponimo proposto.
La salita è dedicata a Chiara, bellissima quanto fragile bambina affetta da Epidermolisi Bollosa, una rara malattia genetica molto invalidante nota anche come “Sindrome dei Bambini Farfalla”, data la fragilità dei pazienti accomunata a quella proverbiale delle ali di una farfalla. In Italia l’Epidermolisi Bollosa colpisce un bambino ogni 82.000 nati. Attualmente non esistono cure risolutive ma solamente costanti trattamenti quotidiani. Per informazioni e solidarietà: www.debra.it, Lealidicamilla.org.
Materiale. Classico da roccia con una serie di friend dalla misura 0,3 alla 3 (BD), doppiare la misura 1 (BD). Tutti i chiodi usati dagli apritori sono stati lasciati in parete.
Accesso. Percorrere la Vallarsa (TN) fino a Valmòrbia (645 m). Da qui seguire per alcune centinaia di metri la strada che conduce all’abitato di Tezze (735 m), fino a quando diviene sterrata (cartello divieto di transito). Lasciare l’auto in un piccolo spiazzo poco prima del cartello di divieto. Proseguire per un centinaio di metri lungo la strada sterrata e raggiungere un bivio con cartelli. Prendere il sentiero di sinistra (n. 123 per il “Valico del Menderle”) e dopo circa 5 minuti abbandonarlo, prendendo una ripida traccia erbosa sulla sinistra (ometti) che risale un evidente tov (caratteristico percorso utilizzato per il legname). Salire lungo questo (ometti) per circa mezz’ora fino ad aggirare, sulla destra, un grande costone roccioso. Lasciare il tov e proseguire lungo il vicino canale ghiaioso sulla destra, in direzione del pilastro ora ben visibile (proseguendo nel bosco verso sinistra si raggiunge l’attacco della “Via dell’Eredità” al Sojo del Filister. LAV Autunno/Inverno 2019-2020, pag. 246). Continuare lungo il canale ghiaioso, superando alcuni facili risalti (II) e, a una biforcazione, tenere la destra (il canale di sinistra si interrompe dopo pochi metri contro un piccolo anfiteatro roccioso). Circa 50 metri dopo la biforcazione si arriva in vista di un grande anfiteatro roccioso che sbarra anche questo canale. Una decina di metri prima dell’ultimo risalto che dà accesso all’anfiteatro si stacca sulla destra una traccia di camosci poco evidente (lasciato cordino rosso su pianta ben visibile) che aggira interamente l’avancorpo di destra del pilastro. Percorrere la traccia (attenzione, tratti esposti) portandosi sul versante opposto dell’avancorpo e, senza percorso obbligato con alcuni facili passi di III, raggiungerne la sommità. Lì ci si trova finalmente al cospetto dell’elegante pilastro e del gran diedro che lo solca per intero. Portarsi, ora più comodamente, alla base di quest’ultimo, attraversando un canale detritico. L’attacco si trova ca. 20 m sulla sinistra (faccia a monte) del punto più basso della parete, nei pressi di una piccola nicchia gialla (cordone su albero e ometto). 1h15’-1h30’ ca.
Relazione.
L1: traversare orizzontalmente, sfruttando una facile ma delicata cornice, fino a un terrazzino erboso alla base del grande diedro. Sosta su una clessidra con cordone da integrare con due friend (1 e 2 BD). III, 20 m;
L2: diritti lungo il diedro sfruttando le numerose lame e fessure (attenzione ad alcuni blocchi instabili), superando alla fine un piccolo strapiombo che dà accesso ad un ballatoio sospeso con un alberello. Sosta su 1 chiodo e grossa radice. V, passo V+, 1 chiodo, 20 m;
L3: ancora diritti nel diedro per una decina di metri fino ad alcuni massi incastrati precari con erba. Traversare 3 m a destra e superare una breve ma compatta placca che porta direttamente alla sosta, attrezzata su cornice (attenzione: enorme masso in bilico a sinistra della sosta!). Sosta su 2 chiodi da integrare con friends (misura 0,3 BD). V/V+ con un passo di VI+, 1 chiodo, 20 m;
L4: salire per circa 3 m sulla placca sopra la sosta, poi spostarsi nuovamente a sinistra nel diedro. Superare una breve ma difficile fessura leggermente strapiombante (roccia ottima) e uno stretto camino, quindi passare sulla parete di destra e, con un breve traverso molto esposto (roccia delicata) verso destra, raggiungere una comoda piazzola sospesa, alla base di un bel pilastro di ottima roccia bianca. Sostare su 1 chiodo e 2 friends (misura 1 BD). V, VI, VII, 5 chiodi, 30 m;
L5: scalare il pilastro per una larga fessura di bella roccia compatta che si trova sul suo lato destro, poi salire sulla sua sommità e portarsi alla base dell’ultimo muro verticale. Non scalare le invitanti fessure sulla destra (roccia instabile) ma superare una breve placca gialla e il seguente strapiombino. Proseguire per facili balze fino a un albero con cordone dove si sosta comodamente. IV, V+/VI e 1 passo di VI+/VII, 1 chiodo, 40/45 m;
L6: per facile cresta raggiungere la sommità del pilastro. II, 30 m.
Discesa. Dalla cima abbassarsi una decina di metri sul versante opposto (breve risalto di 2/3 m da arrampicare in discesa) raggiungendo una piccola forcella. Da qui per traccia di camosci esposta (ometti) scendere nell’evidente e ripido canale detritico che riporta alla base del pilastro. A questo punto abbassarsi ancora per 50 m ca. lungo il canale fino a individuare un grosso albero attrezzato con cordone e maglia rapida, una ventina di metri a monte di un risalto strapiombante. Superarlo con una calata di circa 40 m che deposita direttamente nel grande anfiteatro roccioso che sbarrava il canale durante l’avvicinamento. Da qui seguire a ritroso l’itinerario d’accesso. 1h30’ ca.
Informazioni e immagini fornite da Matthias Stefani.