Matteo 'Giga' De Zaiacomo su "Tempi Moderni" - Up-Climbing

Matteo ‘Giga’ De Zaiacomo su “Tempi Moderni”

Matteo De Zaiacomo – per tutti “Giga”- nonostante la sua giovane età, ha già viaggiato tanto e scalato nei più diversi posti del mondo. Oltre ad essere un talentuoso scalatore, è un forte alpinista e un simpaticissimo ragazzo. Membro del Gruppo Ragni, è venuto a Climbing Radio per raccontarci e proporci degli itinerari – o meglio – delle avventure!

Per la prima puntata di “Vieni in via con meGiga ha deciso di parlarci di Tempi Moderni,  via di Mariacher e della Iovane che, e adesso ci arriviamo, ha scritto la storia dell’alpinismo per l’appunto “moderno”.

L’idea di iniziare questa rubrica proprio con questa via è frutto del fatto che Matteo ha iniziato ad andare in montagna proprio in Dolomiti, e più in particolare la Marmolada è stata un inzio sia storico che personale.

La cosa che rende speciale questa via per Giga, e anche per tutti noi appassionati, è che questa via è stata aperta grazie a un’idea per un certo verso controcorrente. Gli anni ’80 erano ancorati alla concezione dell’alpinismo volto al raggiungimento della vetta. In qualunque modo. Quello che hanno cambiato Heinz e Luisa con “Tempi Moderni” è il come. Il come improvvisamente diventa più importante che il cosa e l’etica con cui si apre e scala una via assume finalmente un’importanza diversa.

Mariacher e la Iovane sognavano di aprire una via scalabile in libera su quella parete perfetta di calcare che è la Marmolada e dopo che Koller aveva aperto “Il Pesce” secondo un’etica differente dalla loro hanno avviato in fretta quel processo di studio e speranza che è stata l’apertura di “Tempi Moderni”.

E attraverso la ripetizione della via da parte di Giga e del socio e ragno Marco Maggioni ripercorriamo la storia e la scalata di questa perla di calcare.

Era un venerdì pomeriggio del 2015, quando Giga, in preparazione per una spedizione in Himalaya, con tanta voglia di scalare su una roccia differente dal granito e dalla sue fessure ha chiamato Marco e gli ha proposto di andare a ripetere “Tempi Moderni”.

Sarebbe stata un po’ un mordi e fuggi, avendo a disposizione solo un fine settimana e dovendo fare 5 ore di macchina per raggiungere la Marmolada ma alla fine l’opera di convincimento è andata a buon fine e Giga e Marco di sono diretti a Malga Ciapela la sera di venerdì, dopo il lavoro. I ragazzi sono partiti con calma la mattina, dopo che hanno deciso che avrebbero scalato la via in due giornate, passando la notte in cengia. L’impatto è stato subito forte. Il primo 6c di biditi che si fa sempre a freddo e con spesso la roccia bagnata fa subito capire qual è la difficoltà che si troverà in via.

Trovare la linea degli apritori non è così facile come si può pensare e più che la tecnica, la forza o scalar bene, quello che conta è l’intuito. Trovare la via logica in mezzo ad un mare – piatto, anzi liscio – di calcare dove spesso di finisce ad un punto di non ritorno e si è costretti a tornare indietro.

La notte in cengia, dice il Giga, è stata un incubo. Marco e lui hanno diviso un sacco a pelo e dormito abbracciati sul materassino bucato dopo 10 minuti. E anche la colazione è stata indigesta, perché, quello che si trova subito dopo la cengia è un tiro difficile quanto il primo, che come questo, si scala appena svegli e al freddo. Il tiro è protetto a vecchi chiodi sui quali è preferibile essere belli solidi. L’ultima parte della via è la più bella, dove Mariacher e la Iovane hanno avuto difficoltà a trovare la linea di salita, perché si tratta di un mare di calcare liscio, con solo qualche buchetto e lametta. È incredibile, dice Matteo, come gli apritori, aiutati da dei potenti foto-obiettivi e grazie al loro intuito, hanno trovato la linea più facile di salita, dove a 5 metri più in là, non si sarebbe riusciti a passare.

Giga e Marco arrivati in vetta si sono stretti la mano, e con un “largo anticipo” di 10 minuti, sono arrivati alla funivia.

Questi sono i consigli del Giga per chi volesse andare a ripetere “Tempi Moderni”

–       prendetevi un week end con calma per farla in due giorni. Dormire in cengia è comodo ed è facile recuperare l’acqua.

–       Portate uno zaino grande con il materiale con cui scala il secondo. Volendo si può anche tirare un saccone sui tiri più verticali, se si vuole scalare più leggeri. Meglio non tirare il saccone nei tiri di traverso o nei tiri dove la roccia è meno compatta.

–       Usate le mezze. Anche la singola va bene ma spesso si traversa e le mezze aiutano. I più audaci possono salire anche senza dadi e friend vista la presenza dei chiodi in via ma si rischia di strapparli via in caso di caduta. Meglio portare la normale dotazione alpinistica con protezioni veloci anche nel caso – probabile – in cui si sbagli la linea di salita. In questo caso anche chiodi e martello in fondo al sacco potrebbero ritornare utili. Fondamentale è il friend del 3 (il Blu BD) per il famoso tiro della rigola, anche due se si vuole essere ancora più sereni.

–       Considerate bene le tempistiche considerando l’orario di arrivo in ottica della discesa in funivia. Scendere a piedi è uno sbattimento.

E si…. Godetevi questa scalata eccezionale e divertitevi!

“Era stato un weekend alla garibaldina quello passato in Marmolada ormai due anni fa. Eravamo partiti con l idea di fare una via in val di Mello e ci siamo ritrovati a viaggiare verso malga Ciapela a mezzanotte in estremo ritardo sulla tabella di marcia. Davamo un grado di pericolosità alle curve fatte a tavoletta sul passo Fedaia. Tanto piú rischiavamo di andare fuori strada tanto piú saliva il grado. Avevamo dichiarato il 7c! Al parcheggio avremmo potuto accendere una sigaretta sul disco del freno incandescente.
Avevamo grossolanamente studiato la relazione, tanto é vero che partimmo senza i friend giusti per proteggere la famosa rigola di tempi moderni. La notte in cencia non fu rose e fiori.. Avevamo un sacco a pelo in due e il materassino gonfiabile si bucò dopo solo 10 minuti, dormimmo sui sassi al freddo abbracciati come due pinguini per tenerci caldo. La mattina dopo corremmo in verticale verso la cima perdendoci piú volte in quelle placche grigie sempre uguali. Mi cadde il sacchetto della magnesite e fummo costretti a scambiarci l unico sacchetto a nostra disposizione. Nonostante tutti gli intoppi e oltre al sacchetto della magnesite condividemmo anche due giorni di scalata di gran classe stpendoci ad ogni tiro dell intuito e dell audacia dei primi salitori, armati soltanto di una mazzetta di chiodi e tanta confidenza e fiducia per questa roccia. Scalare certe vie ti fa capire come certi interpreti dell arrampicata sportiva avessero bisogno di fondere con l alpinismo il proprio concetto di scalata. E questo capolavoro di Iovane e Mariacher é proprio una di quelle pietre miliari che rappresenta in pieno quello che secondo me é ancora lo stile di salita piú autentico.
Una parete enorme! Salire dal basso con qualche chiodo e solo protezioni veloci attaccate all imbrago, tutto il resto affidato esclusivamente alle proprie abilità!” Giga

 

 

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